Ieri la Consulta ha deciso che la legge Severino è costituzionale e che il ricorso del sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, è infondato.
Due condanne per abuso d’ufficio
La norma contestata era quella relativa alla sospensione degli amministratori locali condannati, anche in via non definitiva, per reati contro la pubblica amministrazione. La questione era stata sollevata da De Magistris dopo la condanna nel 2014, nell’inchiesta “Why Not”, a un anno e tre mesi per abuso d’ufficio. Il sindaco di Napoli si era rivolto al Tar che aveva demandato la questione alla Corte costituzionale in virtù di un “eccessivo sbilanciamento” a favore della salvaguardia della moralità dell’amministrazione pubblica rispetto al “diritto di elettorato passivo”. Su tale questione puntava anche il ricorso dell’attuale governatore della regione Campania, Vincenzo De Luca, condannato, ad inizio 2015, ad un anno di carcere per abuso d’ufficio nell’ambito di un’inchiesta per la realizzazione di un termovalorizzatore a Salerno, città di cui all’epoca era sindaco. Decaduto per pochi giorni, fece ricorso al Tar. Che gli ha dato ragione, reintegrandolo in attesa della pronuncia della Consulta. Nel frattempo De Luca si è candidato alla presidenza della Regione e, nonostante le polemiche, lo scorso maggio è stato eletto. Ora, dopo la decisione della Corte costituzionale, De Magistris andrebbe verso la sospensione. E la stessa sorte potrebbe toccare, anche se il suo caso è leggermente diverso, anche a De Luca. De Magistris ha deciso di non commentare la decisione della Consulta in attesa di conoscere le motivazioni, anche se non è escluso che la decisione della Consulta possa essere “un’interpretativa di rigetto” che, pertanto, attiene agli aspetti formali. Diversa, invece, la reazione di De Luca che ha diramato una nota ufficiale della Regione Campania per distinguere il caso del sindaco dal suo. Nel comunicato della Regione è scritto: “La decisione della Corte Costituzionale non ha alcun rilievo giuridico per il presidente De Luca”, “È penoso e propagandistico il tentativo di fare confusione fra le due distinte vicende. Sono ben numerosi i dubbi di costituzionalità della legge Severino e la decisione odierna ne ha ritenuto infondato solo uno, peraltro non fra i più rilevanti. Fino alla pronuncia della Corte costituzionale sul suo specifico caso (allo stato si è ancora in attesa della fissazione dell’udienza) il presidente De Luca continuerà ad esercitare regolarmente e legittimamente le sue funzioni”. Oggi, intanto, si attende la sentenza del processo di appello a carico di De Magistris. Per lui si aprono due possibilità a cui il sindaco, attraverso il suo avvocato, ha fatto sapere di non avere alcuna intenzione di rinunciare: assoluzione o prescrizione. Diverso, invece, il caso De Luca, il cui ricorso poggia non solo sulla presunta incostituzionalità dell’applicazione retroattiva della Severino, ma anche su altre due questioni: la disparità di trattamento tra parlamentari e consiglieri regionali e l’eccesso di delega da parte del governo.