M5s-Sel contro la privatizzazione dell’acqua

M5s-Sel contro la privatizzazione dell’acqua

 

La deputata del Movimento 5 Stelle, Federica Daga.

 

Oggi, in commissione Ambiente della Camera,

#lacquanonsivende

durante l’esame del disegno di legge sull’acqua pubblica, c’è stato uno scontro fra maggioranza e opposizioni che è proseguito sui social, da Twitter a Facebook. A Montecitorio, infatti, si è cominciato a discutere un ddl di iniziativa popolare che risale al 2007, presentato dai movimenti per l’acqua pubblica, sulla pubblicizzazione della gestione dell’acqua. Dopo ripetute pressione dei movimenti, su deputati e senatori, perchè il ddl fosse ripreso in esame, è stato ritoccato da un intergruppo parlamentare in cui sono presenti deputati del Pd, di Sel e del Movimento 5 Stelle, gli stessi partiti che appoggiarono il referendum del 2011. Il 20 marzo 2010, infatti,  a Roma, migliaia di persone manifestarono per chiedere al Governo la ”ripubblicizzazione del servizio idrico”. Il voto favorevole degli italiani ai quesiti referendari del 2011 abrogava la possibilità per i Comuni, stabilita dal decreto Ronchi, di affidare la gestione del servizio idrico a società pubbliche, private o miste esclusivamente mediante gare ad evidenza pubblica. Di fatto l’esito del referendum lasciava in vigore la normativa previgente che assicurava alle amministrazioni comunali la facoltà di dare la gestione a società in-house, ovvero delle amministrazioni comunali. Lo spirito referendario portato avanti dal Forum dei comitati per l’acqua pubblica, però, era quello di estromettere definitivamente i privati dal mercato dell’acqua.

Il testo in discussione in commissione Ambiente della Camera, così come ritoccato dall’intergruppo, prevedeva all’articolo 6 l’affidamento del servizio idrico esclusivamente a enti di diritto pubblico controllati dallo Stato, vietando l’acquisizione di quote azionarie di società di gestione del servizio idrico integrato. Oggi però l’aula di Montecitorio ha approvato due emendamenti, uno a firma di Enrico Borghi e l’altro di Piergiorgio Carrescia, entrambi deputati Pd, con l’effetto di abolire proprio l’articolo 6 sulla ripubblicizzazione che avrebbe permesso l’applicazione del referendum del 2011: la gestione non sarà più obbligatoriamente pubblica, ma lo sarà soltanto “in via prioritaria”. Lo stralcio apre, di fatto, al mercato la gestione dell’acqua pubblica. L’emendamento, approvato con il voto contrario dei deputati M5s e Si-Sel, è passato nonostante il parere negativo del ministero dello Sviluppo economico. Per il Mise “il generico utilizzo” della formulazione in via prioritaria non sarebbe “conciliabile con i principi di concorrenza, in quanto non vengono esplicitati i criteri con i quali scegliere l’opzione di affidamento in house o altra tipologia”. Attualmente la legge prevede invece che “l’affidamento diretto può avvenire a favore di società interamente pubbliche”, sempre che siano in possesso dei requisiti necessari. I deputati Cinquestelle e quelli di Sinistra Italiana hanno protestato contro “l’arroganza della maggioranza” e manifestato davanti a Montecitorio con cartelli recanti il messaggio: “Stravolto l’esito del referendum: arroganza della maggioranza senza confini. L’acqua non si vende”. I parlamentari di Sel e Movimento 5 Stelle hanno ritirato i loro nomi dal disegno di legge a prima firma Federica Daga che ha anche lanciato l’hashtag #lacquanonsivende. La deputata Daga, ha affermato: “Hanno fatto carta straccia di un testo che era arrivato in parlamento con 400mila firme nel 2007 e carta straccia del risultato referendario del 2011”. E ha spiegato: “In questi giorni discutiamo gli emendamenti fatti alla proposta di legge dai comitati. Ci sono una serie di emendamenti della maggioranza che stanno cercando di distruggere quello che è lo scheletro della legge. Vogliono riportare la gestione a società per azioni. In questo momento sono in discussione in Parlamento anche alcuni decreti che vengono dal ddl Madia e si sta dicendo che per tutti i servizi a rete non si potranno utilizzare società pubbliche, bensì società per azioni. Nella stabilità 2015 c’erano incentivi per far vendere partecipate ai Comuni. Questo sta portando alla privatizzazione dell’acqua, c’è un’ideologia di fondo del governo a favore delle privatizzazioni. I comuni sono in grado di gestire l’acqua, ci sono tanti esempi di comuni che riescono a fornire il servizio a migliaia di abitanti a prezzi molto contenuti. Anche Napoli sta riuscendo a gestirla pubblicamente, con difficoltà ma lo sta facendo. A Roma invece c’è un’azienda che se vuoi mettere bocca devi diventare azionista perché è una società quotata in borsa. Nel momento in cui l’acqua viene gestita dagli enti locali la tariffa è buona, quando viene privatizzata, come ad Arezzo e Latina, la bolletta può aumentare anche di 3 volte. La bolletta è un guadagno assicurato e dato che il governo dice che abbiamo una tariffa molto bassa rispetto a quella europea, per allinearsi alle tariffe medie europea. Noi però abbiamo uno stipendio di un certo tipo rispetto a quello di altri paesi europei. Devo produrre utili o riuscire a garantire l’acqua a tutti?”.

La volontà politica espressa con il voto referendario del 2011, dunque, non è stata assecondata. Il decreto Sblocca Italia del 2014, infatti, ha inteso concentrare la gestione in mano a pochi soggetti (un gestore unico che già offra il servizio ad almeno un quarto della popolazione di ciascun Ambito territoriale) e per forza di cose molto strutturati.

I deputati di Sinistra Italiana, Serena Pellegrino e Filiberto Zaratti, hanno sostenuto: “L’arroganza della maggioranza è senza confini. In Commissione Ambiente hanno stravolto a colpi di emendamenti la legge SI-M5S che avrebbe finalmente allineato la normativa italiana a quanto deciso dai cittadini con il referendum sull’acqua pubblica. Non si può subire inerti questo atteggiamento offensivo non solo per chi ha firmato e difeso questa legge ma, soprattutto, di milioni di elettori che hanno votato al referendum”.

Nel blog del M5s, la capogruppo in Senato Nunzia Catalfo, ha scritto: ”il Pd vuole affossare la legge popolare sull’acqua pubblica e calpestare la volontà di 27 milioni di italiani”. Il deputato del Pd Borghi “ha presentato un emendamento che cancella l’articolo che prevede che l’acqua sia pubblica, che la gestione dell’acqua sia pubblica e che le infrastrutture dei servizi idrici siano pubbliche”.

I deputati del M5s in un tweet hanno ricordato che “Il Governo oggi vuole privatizzare l’acqua, ma nel 2011 tra i 27 mln di votanti c’era anche Renzi”. E hanno  ripubblicato anche la foto di un vecchio tweet di Matteo Renzi del 3 giugno 2011, in cui si leggeva: “Referendum. Vado a votare e dico sì all’acqua pubblica…”. Il richiamo del presidente del Consiglio, allora sindaco di Firenze, Matteo Renzi, all’epoca del voto referendario fu: “Niente giochini come in passato per far finta di nulla”. Addirittura Renzi si era spinto fino a proporre che il Comune di Firenze “riacquistasse il 40 per cento della società Publiacqua”.

La responsabile ambiente del Pd, Chiara Braga, è intervenuta dicendo: ”Non c’è nessuna privatizzazione, nè svendita di un bene comune. Alla demagogia dei 5 stelle, replichiamo con risposte chiare e trasparenti ai cittadini. L’acqua è un diritto umano universale e il nostro interesse è che sia garantito un servizio di qualità per tutti gli italiani; che ci sia un uso responsabile e sostenibile della risorsa idrica; che venga data stabilità al settore e che siano create le condizioni perché si facciano gli investimenti necessari”.

All’accusa lanciata al governo secondo cui “Il Pd ha tradito la volontà popolare”, il deputato del Pd, Enrico Borghi, ha affermato: “Lo show allestito e premeditato di stamattina in commissione dai soliti, noti personaggi mediatici del Movimento 5 Stelle (mai visti in precedenza quando si trattava di lavorare), dimostra che non sapendo più cosa dire nel merito i grillini la buttano, come si dice a Roma, in caciara per tentare di consolidare una leggenda metropolitana confezionata dalla Casaleggio e associati, e cioè che il Pd starebbe tradendo il referendum. Avendo votato a favore dell’emendamento Pd che all’articolo 1 sanciva inequivocabilmente la proprietà pubblica dell’acqua, grillini e SEL stanno in queste ore accreditando l’idea di un Pd traditore della volontà popolare. Nulla di più falso”.

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