L’ultimo scandalo proveniente dalla Terra dei Fuochi, in Campania, è quello di mattoni fabbricati con un mix di rifiuti speciali, in gran parte resti di demolizioni, miscelati a pozzolana (materiale edile estratto nella zona di Pozzuoli) e rivenduti come materia prima. Un enorme danno ambientale in una zona già gravemente martoriata e un affare da svariati milioni di euro che sarebbe andato avanti dal gennaio 2014 all’ottobre 2015.
A Giugliano c’è la cosiddetta “area vasta”
In particolare i territori interessati sono quelli di Giugliano, uno dei 57 comuni della Terra dei fuochi, di Quarto e di altre aree limitrofe. A Giugliano c’è la cosiddetta “area vasta”, la maggior concentrazione di discariche illegali, dalla Resit di Cipriano Chianese alla Novambiente di Gaetano Vassallo, tutte sequestrate e sotto processo per disastro ambientale, spesso ex cave. Questa nuova inchiesta non riguarda fatti lontani nel tempo ma attualissimi. Le cave, infatti, erano ancora in piena attività. L’area della cava San Severino, inoltre, era già stata indicata da un collaboratore di giustizia, Nunzio Perrella, come sversatoio illegale. Nessuna delle imprese monitorate era in regola con il formulario, la documentazione richiesta dalla legge Ronchi per il trasporto di rifiuti.
Dalle prime ore di questa mattina i militari del comando carabinieri per la Tutela dell’Ambiente e della polizia metropolitana di Napoli, in collaborazione con i militari del comando provinciale dei carabinieri di Napoli, stanno dando esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Tribunale su richiesta della procura distrettuale della Repubblica della Direzione distrettuale antimafia. I carabinieri hanno fatto sapere che dall’indagine, cui è stata dato il nome “Gatto Silvestro”, è emersa l’esistenza nel territorio di Giugliano in Campania, di Quarto e di altre aree limitrofe di “un consolidato sistema, a cui hanno aderito a vario titolo imprenditori e professionisti, dedito alla commissione di una pluralità di reati di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti attraverso la predisposizione di falsi documenti di trasporto e falsi certificati di analisi”.
Trentanove gli indagati e 15 persone agli arresti domiciliari
Secondo le indagini è stato così consentito “lo smaltimento illecito nella cava San Severino e nella cava Neos di Giugliano in Campania, di oltre 250mila tonnellate di rifiuti, così da garantire un ingiusto profitto di alcuni milioni di euro derivante dal non sopportare i costi dovuti per lo smaltimento dei rifiuti presso i siti autorizzati”. Trentanove, complessivamente, gli indagati mentre sono stati disposti gli arresti domiciliari per 15 persone. Le indagini sono partite dalle verifiche effettuale dal Nucleo operativo ecologico dei carabinieri di Caserta in seguito ad un esposto anonimo di un gruppo di cittadini nel quale veniva denunciata un’attività di raccolta, stoccaggio e commercio di inerti da demolizione. In particolare un residente della zona aveva notato che un camion, teoricamente adibito al trasporto di spazzatura, aveva seminato dietro di sè materie prime usate nei cantieri e si era rivolto ai carabinieri.
Le indagini hanno così permesso di stabilire come presso una cava, “autorizzata ad effettuare operazioni di ricomposizione ambientale”, in realtà “venissero smaltiti i rifiuti provenienti da demolizioni di edifici della città e provincia di Napoli, senza essere sottoposti a processi di separazione, vagliatura e macinazione mediante apposito impianto, peraltro in una zona a rischio idraulico, così come individuata dall’Autorità del Bacino Nord Occidentale della Campania”.
E’ emerso “come gli indagati miscelassero i rifiuti con la pozzolana”
Lo stesso traffico di rifiuti, secondo quanto riferiscono i carabinieri, “è stato ricostruito presso una seconda cava”, sempre nel comune di Giugliano in Campania. In questo caso dalle indagini è emerso “come gli indagati miscelassero i rifiuti provenienti dalle demolizioni con la pozzolana prodotta nella cava, rivendendone il miscuglio” a un’industria produttrice di laterizi e cemento. I carabinieri hanno osservato che “I controlli hanno infatti stabilito come i mattoni, destinati all’edilizia civile, presentassero una particolare fragilità”, circostanza peraltro emersa “anche da alcune conversazioni telefoniche”. Secondo quanto rilevato dalle indagini dei carabinieri del Noe, i traffici illeciti hanno “riguardato anche i lavori di ripulitura dell’alveo di via Cirillo del Comune di Quarto in cui gli indagati hanno smaltito illecitamente i rifiuti speciali non pericolosi sia mediante abbancamento sulle stesse sponde del canale e nei terreni circostanti, con successiva copertura con terreno vegetale, che, in seguito alle piogge, è franato, sia mediante riposizionamento ed occultamento dei rifiuti nella medesima vasca di laminazione dell’alveo ovvero nel luogo da cui erano stati rimossi, con conseguente ostruzione del flusso delle acque”.
Tra i destinatari delle 14 misure cautelari ci sono Toni Gattola, titolare di una società di consulenza ambientale (Omega Srl), e tre componenti della famiglia Liccardi, titolari di una società edile (Eu.Sa.Edilizia Srl), nonché i titolari della San Severino ricomposizioni ambientali (Massimo Capuano, Enrico Micillo, Gennaro Pianura), il titolare della società Te.Vin Srl (Crescenzo Catogno) e quelli della Neos (Biagio Illiano, Antonio e Luigi Carannante), insieme a collaboratori e dipendenti delle società coinvolte nell’indagine.
Viglione: “La trama è desolatamente sempre la stessa”
Il consigliere regionale del Movimenti 5 Stelle e segretario della Commissione Anticamorra, Vincenzo Viglione, ha commentato l’indagine della Procura di Napoli che ha portato alla serie di provvedimenti cautelari. Viglione ha diffuso un comunicato stampa in cui si legge: “Occorrono veri anticorpi contro il business del traffico dei rifiuti che continua a prolifera nonostante i controlli e le norme più stringenti. Un plauso va ai Carabinieri del Noe e alla Procura di Napoli, per aver smascherato l’ennesimo traffico illegale dei rifiuti che colpisce ancora una volta la Terra dei Fuochi”. Il comunicato spiega che “Prima le rivelazioni del pentito Nunzio Perrella sulle villette costruite su un letto di rifiuti tossici e oggi gli arresti per lo sversamento di 250 mila tonnellate di rifiuti smaltiti illecitamente nelle cave del giuglianese sono la conferma di quanto da tempo denunciavano i cittadini giuglianesi”. “La trama è desolatamente sempre la stessa: intricati giri di documenti falsi, imprenditori e colletti bianchi che in nome del profitto a tutti i costi avvelenano il proprio territorio”. Il comunicato evidenzia che “Quest’inchiesta rilancia l’attenzione sul rischio di utilizzo criminale delle cave all’indomani dell’approvazione della nuova legge sul ciclo dei rifiuti e della discussione della legge sulla gestione delle cave in zone di crisi”. Viglione ha sottolineato che “Occorre tenere gli occhi bene aperti e dotarsi di un sistema ancora più rigido di controlli sia sugli appalti che sulle imprese anche e soprattutto alla luce degli importanti appuntamenti che attendono la Campania con lo smaltimento delle ecoballe”.
Viglione: “Dotarsi di un sistema più rigido di controlli su appalti e imprese”
In una nota il presidente di Legambiente Campania, Michele Buonomo, ha commentato l’inchiesta. Nella nota si legge: “L’operazione dei carabinieri ha evidenziato ancora una volta quello che da decenni denunciamo nei rapporti ecomafia: il settore cave rappresenta il core business. È questo infatti il primo anello del circuito economico criminale dell’ecomafia: dal sistema delle cave, infatti, esce “oro”, sotto forma di materiali di base per l’edilizia, e rientra “oro” sotto forma di rifiuti. Oggi, fortunatamente, l’illegalità ambientale può essere contrastata con maggiore facilità anche grazie alla legge sugli ecoreati in vigore dal maggio dello scorso anno. Norma che abbiamo chiesto per oltre 20 anni e che ad un anno dall’entrata in vigore, ha prodotto enormi risultati a totale beneficio di ambiente e cittadini”. “L’inchiesta di oggi ripropone vecchi sistemi illegali di smaltimenti mentre nuovi inquinanti colpiscono territori già pesantemente danneggiati. Gli unici a pagare negli anni sono sempre i cittadini e le bellezze della Campania. Cave, cemento pessimo, imprenditoria deviata, rifiuti, sono un legame che in Campania significa illegalità, corruzione e devastazione ambientale contro il quale faremo la nostra parte costituendoci parte civile al processo”.
Illiano: “Stanno scoppiando i mattoni”
Il Fatto Quotidiano, oggi, ha riportato alcune intercettazioni telefoniche choc del titolare della cava Neos, Biagio Illiano: “Stanno scoppiando i mattoni e mi hanno individuato come responsabile perché ho mischiato la pozzolana con il materiale riciclato”. In una telefonata il titolare dell’impresa Moccia di Caserta, che produce laterizi e cemento, cui era stata ceduta la pozzolana mischiata con i rifiuti ha intimato a Illiano di raggiungerlo perché avevano capito l’imbroglio. Così Illiano chiama un suo uomo e gli dice di caricare solo roba pulita “perché questi si sono accorti”. La risposta, in un’altra telefonata, non si fa attendere : “Va bene, domani mattina facciamo solo roba pulita”. Ma il titolare dell’impresa Moccia ha scoperto tutto e al telefono ha chiesto il conto: “Questa pozzolana chi l’ha inquinata?”. In un’altra telefonata, intercettata il 15 maggio 2015, è stato lo stesso Illiano a confessare: “Non me ne esco da questa, una figura di merda con Moccia, un macello, ho perso la fornitura, ora mi cercano di danni”.
A cura di Roberta d’Eramo