Il Papa è tornato a Roma dopo il suo viaggio sull’isola greca di Lesbo e ha voluto fare un gesto di accoglienza nei confronti dei rifugiati accompagnando a Roma, con il suo stesso aereo, tre famiglie di rifugiati dalla Siria, 12 persone in tutto, di cui 6 minori, che saranno ospitati a Roma dalla Comunità di Sant’Egidio. I membri delle tre famiglie sono tutti musulmani.
Il Papa: “Sono tutti figli di Dio”
Papa Francesco ha detto: “Non ho fatto una scelta tra cristiani e musulmani: queste tre famiglie avevano carte e documenti in regola e potevano venire. In lista c’erano anche due famiglie cristiane ma non avevano le carte in regola. Nessun privilegio”. “Sono tutti figli di Dio”.
Il Papa, ai giornalisti durante il volo da Roma, ha affermato che questa è “la catastrofe più grande dopo la seconda guerra mondiale”. E ha detto di aver voluto portare fisicamente, alle centinaia di profughi del Campo Moria di Lesbo, la propria vicinanza e solidarietà a chi, spesso in condizioni disperate, fugge da guerre, persecuzioni e privazioni e cerca di entrare in Europa. Francesco ha definito questa sua visita-lampo a Lesbo, la “Lampedusa dell’Egeo”, “Un viaggio diverso dagli altri, segnato dalla tristezza”.
Mattarella: “Che il suo messaggio possa scuotere l’anima dell’Europa”
Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un messaggio inviato al Pontefice, in merito al suo incontro con i migranti a Lesbo, ha affermato: “Nella certezza che il suo messaggio possa scuotere nel profondo l’anima dell’Europa e della comunità internazionale, mi è gradita, Santità, l’occasione per rinnovarle i sensi della mia profonda stima e considerazione”.
Il Papa ha inviato un telegramma di saluto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella al quale ha scritto: “Nel lasciare il suolo italiano per recarmi in Grecia a portare conforto a tanti profughi, mi è particolarmente gradito rivolgere a lei signor presidente il mio deferente saluto, che accompagno con preghiera fervida e pensiero benedicente, affinché il popolo italiano possa affrontare con lungimiranza e solidarietà le sfide dei nostri giorni”.
Accolto al suo arrivo dal premier Alexis Tsipras, e costantemente accompagnato dal patriarca di Costantinopoli Bartolomeo e dall’arcivescovo greco Hieronymos, il Pontefice ha salutato uno per uno i rifugiati accolti nel campo dell’isola e li ha ascoltati.
Papa Francesco: “Voglio dirvi che non siete soli”
Nel suo discorso Francesco ha detto: “Voglio dirvi che non siete soli” e “questo è il messaggio che oggi desidero lasciarvi: non perdete la speranza!”. Poi ha spiegato: “Siamo venuti per richiamare l’attenzione del mondo su questa grave crisi umanitaria e per implorarne la soluzione”, “Speriamo che il mondo si faccia attento a queste situazioni di bisogno tragico e veramente disperato, e risponda in modo degno della nostra comune umanità”.
Papa Bergoglio ha lodato la “generosità” mostrata dal popolo greco, pur nelle difficoltà della sua grave crisi economica. Poi ha rivolto un chiaro appello all’Europa: “Possano i nostri fratelli e le nostre sorelle in questo continente, come il Buon samaritano, venirvi in aiuto in quello spirito di fraternità, solidarietà e rispetto per la dignità umana, che ha contraddistinto la sua lunga storia”.
Con il patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo, e l’arcivescovo ortodosso greco, Hieronymos, Francesco ha firmato una dichiarazione congiunta in cui, rinnovando il richiamo alla comunità internazionale ad affrontare decisamente la crisi umanitaria, si chiedono soluzioni contro i conflitti in corso, la difesa delle minoranze dalle persecuzioni e la fine dei traffici di persone, oltre all’estensione dell’asilo temporaneo e alla concessione dello status di rifugiato a tutti quanti ne siano idonei.
Dopo il pranzo con i profughi nel campo, in ricordo delle vittime delle migrazioni, il Pontefice, Bartolomeo e Hieronymos, nel porto di Mitilene, hanno ricevuto da tre bambini delle corone di alloro che hanno lanciato in mare dal molo.
I dati dell’Organizzazione mondiale delle migrazioni confermano che, nonostante l’accordo tra Ue e Turchia, Lesbo resta la prima porta scelta dalle migliaia di disperati che fuggono dalla guerra in Siria per entrare in Europa.
Dalla Turchia alla Grecia nel 2015 sono transitate 885.386 persone
I dati dell’Agenzia europea per il controllo delle frontiere dicono che la rotta dalla Turchia alla Grecia, è stata percorsa nel 2015 da 885.386 persone. Di queste, dicono, oltre 496mila erano siriani, 213mila afghani e 92mila iracheni. Delle 885mila persone arrivate l’anno scorso, la quasi totalità (oltre 873mila) sono approdate via mare e più della metà (445mila) a Lesbo. Dal primo gennaio 2016 ad oggi i profughi che dalla Turchia hanno raggiunto la Grecia sono 153.468, di cui 89mila sono passati per Lesbo.
Accanto a questo dati, però, l’Oim stima che nel 2015 almeno 800 persone hanno perso la vita cercando di raggiungere le coste delle isole greche e nei primi tre mesi e mezzo del 2016 la traversata è costata la vita già a 375 persone. Secondo Save the Children tre minori su quattro di quelli che sbarcano in Grecia non hanno un posto sicuro dove stare e servizi totalmente inadeguati. Stando ai dati della Ong, sono circa duemila i minori non accompagnati bloccati in Grecia mentre i posti adatti ad accoglierli sono soltanto 477 in tutto il paese. Il direttore di Save the Children Italia, Valerio Neri, ha dichiarato: L’Ue “ha abbandonato i minori che viaggiano soli ed è venuta meno ai propri obblighi, chiudendo immediatamente le frontiere e implementando l’accordo con la Turchia, senza assicurarsi che venissero rispettate le salvaguardie legali”.