Oggi a Bruxelles, si è aperto il Consiglio europeo
Il Consiglio si è riunito per la terza volta in un mese
presieduto da Donald Tusk, la cui conclusione è prevista per venerdì mattina. Si tratta del vertice “ordinario” di marzo dei capi di Stato e di governo dell’Ue.
Ieri, durante la replica alla risoluzione di maggioranza della Camera, il premier Matteo Renzi aveva affermato: “Il Consiglio europeo si riunisce per la terza volta in un mese, già questo è un segnale che qualcosa non va, innanzitutto nel metodo prima che nel merito: il Consiglio europeo è abituato a prendere decisioni che devono essere eseguite e ciò non sta accadendo, nell’ immigrazione ma anche in altri settori”. Il premier aveva proseguito: “prendiamo atto che l’ordine del giorno è sostanzialmente lo stesso degli ultimi, quello straordinario del 7 marzo e quello di febbraio e gli incontri svolti nelle settimane precedenti”. “Questi incontri dimostrano che le istituzioni europee hanno bisogno di nuova energia e di un deciso cambio di organizzazione dei propri lavori”.
Anche questa volta il summit, come gli ultimi straordinari, è dedicato soprattutto alla crisi migratoria e alla conclusione del difficile accordo con Ankara sul quale, dopo le condizioni poste dalla Turchia, c’è molto da lavorare per trovare un’intesa. Nella sua lettera di convocazione del vertice, Donald Tusk ha ricorda ai leader dei 28 Paesi dell’Unione che all’ultima riunione, il 7 marzo scorso, il premier turco Ahmet Davutoglu aveva preso tutti di sorpresa portando sul tavolo una serie di nuove proposte, invece di discutere la bozza di accordo su cui le parti avevano lavorato fino alla vigilia. Le nuove proposte erano state presentate “troppo tardi per consentire una decisione comune” all’Ue. Dopo il primo accordo sui principi generali raggiunto nel corso del summit del 7 marzo scorso, oggi sul tavolo vi è una nuova proposta di accordo.
L’accordo con la Turchia giunge per la necessità, dopo la chiusura dei confini della rotta Balcanica, di riportare sotto controllo i flussi di migranti, ricollocando in Turchia tutti i migranti, compresi i profughi siriani, che sono entrati illegalmente in Grecia, disincentivando così i flussi irregolari. Perchè sia accettabile sia per Ankara che per i 28 Paesi dell’Ue, l’accordo deve garantire il rispetto del diritto europeo e internazionale. Il problema più difficile, infatti, è come rendere giuridicamente accettabile il rinvio dalla Grecia in Turchia di persone che avrebbero diritto alla protezione internazionale, quando Ankara, pur avendo firmato la Convenzione di Ginevra del 1951 sulla protezione dei rifugiati, la applica con “limitazioni geografiche”. In altre parole la Turchia riconosce pienamente e automaticamente lo status di rifugiato solo agli europei, mentre per chi proviene da paesi asiatici o africani può essere concessa (ma non è sempre garantito) una protezione temporanea. L’accordo potrà funzionare, dunque, solo se Ankara sarà disposta a modificare la propria legislazione nazionale in modo da garantire ai profughi e rifugiati che saranno riportati dalla Grecia in Turchia una “protezione equivalente” a quella richiesta dalla Convenzione di Ginevra. Oggi la Corte di giustizia Ue ha esaminato d’urgenza il caso di un migrante pakistano richiedente asilo fermato in Repubblica ceca e rimandato in Ungheria, Paese di primo ingresso in Ue, che a sua volta ha deciso di rimandarlo in Serbia da cui era arrivato. La Corte ha stabilito che il regolamento Dublino III “consente agli Stati membri di inviare un richiedente protezione internazionale in un paese terzo sicuro, indipendentemente dal fatto che si tratti dello Stato membro competente per l’esame della domanda o di un altro Stato membro”.
Durante il vertice si parlerà poi di come aiutare la Grecia ad affrontare la crisi umanitaria dovuta all’afflusso massiccio di migranti, e a gestire i centri di identificazione e registrazione (“hotspot”) e le domande d’asilo. In particolare Italia e Bulgaria, poi, hanno chiesto che si discuta di come impedire che la chiusura della “rotta balcanica” (in particolare al confine greco-macedone) produca un dirottamento dei flussi verso le frontiere turco-bulgara e greco-albanese (la cosiddetta “rotta adriatica”) e quindi verso l’Italia.
Questa mattina, a poche ore dall’apertura del vertice europeo, il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, a proposito dell’intesa Ue-Turchia ha affermato “sono cautamente ottimista, ma francamente, più cauto che ottimista”. E ha aggiunto: “Solo se lavoriamo tutti assieme in modo coordinato e restiamo calmi, raggiungeremo il successo”.
La cancelliera tedesca Angela Merkel al suo arrivo al vertice Ue, si è detta anche lei “cautamente ottimista” che si possa “trovare una posizione comune” tra i 28. E ha aggiunto che “Le discussioni saranno difficili, ma abbiamo una base”, “dovremo arrivare a una soluzione comune prima di tutto tra i Paesi Ue” e ha ritenuto “positivo” aver avuto tempo di “guardare alle questioni in profondità”.
Il premier Matteo Renzi, a Bruxelles, ha detto: “Questo è il momento della responsabilità. Nessuno da solo può salvare l’Europa”. “Per tanto tempo l’Italia è stata sola nel chiedere un approccio europeo sull’immigrazione. Finalmente il tema è stato riconosciuto come tema da affrontare da parte di tutti”. E ha aggiunto: “Abbiamo tante aspettative dagli incontri con i vari capi di stato e di governo ma sappiamo che ultimamente l’Europa ha dimostrato limiti, problemi e secondo Renzi queste difficoltà sono emerse per “mancanza di politiche, di linee guida e di politici”.
Il primo ministro olandese, Mark Rutte, ha dichiarato: “Ciò che vogliamo ottenere è che gli attraversamenti abbiano fine. Con la possibilità di rimandare indietro le persone, speriamo di fermarli entro tre o quattro settimane”. E ha aggiunto: “Dobbiamo assicurarci che tutto sia ben fondato in termini legali” e “la liberalizzazione dei visti potrà avvenire se tutte le condizioni saranno rispettate”.
Il premier britannico David Cameron, al suo arrivo al summit, ha affermato: “Sosteniamo l’idea di mandare indietro i migranti arrivati irregolarmente, è una buona idea” che colpisce il modello di business dei trafficanti di esseri umani. Ma ha precisato che, nell’intesa con la Turchia, “la Gran Bretagna non offrirà visti liberi ai turchi” e “non prenderà più profughi, perché la Gran Bretagna ha la sua politica”.
Il presidente del Parlamento Ue, Martin Schulz, ha chiarito che “La Turchia non otterrà alcuno sconto sulla libertà di stampa e la tutela delle minoranze, la separazione dei poteri e lo stato di diritto”. E ha sottolineato: “Non possono esserci scorciatoie alle nostre procedure parlamentari”, avvertendo che, in caso di accordo tra Ue e Turchia, il Parlamento agirà nel rispetto delle regole perché, “abbiamo in corso dialogo analoghi con quello in corso con la Turchia anche con altri Paesi quali Kosovo, Georgia e Ucraina, e il messaggio che dobbiamo dare è che tutti sono trattati allo stesso modo”.
Il primo ministro greco Alexis Tsipras ha affermato: “spero proprio che venga trovato un accordo credibile che aiuti a ridurre o a fermare i flussi migratori illegali dalla Turchia verso le isole greche, ma nello stesso tempo a creare una robusta via legale per i rifugiati dalla Turchia verso l’Ue”. Poi ha continuato: “E questo significa accelerare i ricollocamenti e creare un meccanismo credibile per i reinsediamenti dalla Turchia all’Ue”.