Matteo Salvini, in Israele per tre giorni di incontri, insieme a Giancarlo Giorgetti, Lorenzo Fontana, Gianluca Pini, sta studiando “i modelli di sicurezza”. Per il leader della Lega si tratta del primo viaggio in Israele. Nell’incontro con la stampa, ha rivendicato “l’orgoglio del partito di essere stato ricevuto ai massimi livelli in diversi paesi Ue. Una cosa che non ci era familiare”, annunciando che “il prossimo viaggio sarà negli Usa e torneremo in Russia”.
Kara: “L’Europa che apre le porte ai rifugiati fa un errore gigantesco”
Già qualche mese fa, in autunno, Salvini aveva manifestato l’intenzione di visitare lo Stato ebraico ma era stato bloccato dalle perplessità di dirigenti israeliani e di esponenti della comunità ebraica italiana per i legami con partiti e organizzazioni di estrema destra, anche in Europa (Marine Le Pen). Ma Salvini ha garantito che “da due anni non abbiamo più rapporti”. Il leader del Carroccio si riferisce a CasaPound, che probabilmente “non apprezzerebbero e sicuramente qui non sono apprezzati”.
In Israele il leader della Lega Nord ha incontrato alcuni esponenti del Knesset, il Parlamento israeliano, tenendo aggiornati su Facebook i suoi follower con foto di strette di mano e sintesi di appuntamenti e incontri. Salvini ha incontrato, prima il presidente della commissione Esteri della Knesset, Yitzhak Hanegbi, che ha detto: “sul terrorismo l’Europa è in ritardo”, “deve muoversi con più determinazione” e che “il modello geniale e brillante da seguire è Putin”. Poi il viceministro della Cooperazione internazionale, Ayoub Kara, che ha detto: “certo anche Israele cura chi ha bisogno ma l’Europa che apre le porte ai rifugiati fa un errore gigantesco”.
“Israele è un modello da seguire nel campo della sicurezza”
Salvini ha scritto: “Israele rappresenta la convivenza di realtà diverse nel rispetto dell’ordine e della legalità. Un modello da seguire nel campo della sicurezza e della lotta al terrorismo”, spiegando di aver intavolato “Un’ora di confronto interessantissimo e di scambio di idee con Gilad Erdan, ministro della Pubblica Sicurezza di Israele”. Salvini ha riportato le parole di Erdan, “preoccupato come noi del terrorismo islamico”: ”Sono onorato di incontrare una delegazione della Lega Nord, con cui condivido molte idee e la visione del futuro”. Il leader del Carroccio ha scritto: “La definizione di Gilad Erdan di rifugiati è quella di “inflitrati illegali”. Quello che mi piacerebbe fosse l’approccio europeo e italiano”, aggiungendo: “Altro che i buonisti italiani o europei…”.
Matteo Salvini ha definito i “nuovi nazisti” quelli che uccidono in nome di Allah e, dopo aver incontrato anche l’ex responsabile degli esteri, Avigdor Lieberman, ha ribadito di voler “riproporre in Italia il servizio militare obbligatorio come nello stato ebraico, utile sia per la sicurezza sia come rieducazione civica”. Salvini ha raccontato anche il “bell’incontro con padre Pizzaballa, custode di Terra Santa. La presenza cristiana in Israele ormai si è ridotta a poche migliaia, più che dimezzata in Libano, quasi cancellata in intere zone della Siria, dove portare il Crocifisso al collo può costare la vita. Difendere la nostra Cultura significa difendere il nostro Futuro. Grazie a chi resiste, grazie a chi non si arrende”. Nella dedica alla fine della visita ha scritto che la Shoah deve “far parte della nostra identità di uomini” e avvenne “quando la maggioranza silenziosa rimase silenziosa”. Ciò non deve più accadere oggi di fronte “al nuovo pericolo che si chiama estremismo islamico. I nuovi nazisti”, sostenendo che non c’è “un ritorno dell’antisemitismo, sepolto dalla storia. Ci sono episodi limitati che vanno condannati con estrema durezza e stroncati sul nascere”. E ha spiegato che “con un certo tipo di Islam si può dialogare, ma questo deve maturare, modernizzarsi, darsi una struttura, evolvere e interpretare in maniera moderna e pacifica il suo sacro testo. Dopo si può dialogare”. Con gli esponenti israeliani incontrati oggi, dunque, l’identità di vedute è stata “totale”.