Il presidente francese Francois Hollande si trova al Cairo, per una visita di due giorni, accompagnato da “60 imprese” per firmare lucrosi “diversi accordi di cooperazione” che riguardano “il settore elettrico, ferroviario e dei trasporti”.
La Francia è uno dei massimi sostenitori di Al Sisi
In Occidente la Francia è uno dei massimi sostenitori del governo Al Sisi, per la lotta al terrorismo.
Durante la conferenza stampa con Hollande, il presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi, ha messo in guardia dagli effetti inimmaginabili di una destabilizzazione dell’Egitto. Al Sisi ha chiesto ai Paesi europei di comprendere la “visione” egiziana del rispetto dei diritti umani in cui hanno rilievo i bisogni sociali. Il sito del quotidiano Al Ahram ha riferito la dichiarazione del presidente egiziano: “Non potete immaginare cosa succederebbe al mondo intero se questo Paese cade”.
Al Sisi: “L’Egitto considera i diritti umani una priorità”
E ha spiegato: “Il nostro compito è quello di proteggere una nazione di 90 milioni di persone”. I l presidente egiziano ha riferito ad Hollande: “ho assicurato che l’Egitto considera i diritti umani una priorità e chiedo a tutti i nostri amici europei di prendere in considerazione la nostra visione delle questioni dei diritti umani, che include soprattutto il diritto all’istruzione, alla salute e alla casa”, sottolineando che “non è possibile applicare gli standard europei” sul rispetto dei diritti umani in una situazione come quella dell’Egitto perchè “la regione in cui viviamo è molto turbolenta”.
Poi, nella conferenza stampa congiunta, rispondendo ad una domanda sul caso di Giulio Regeni, Al Sisi ha sostenuto: “Ciò che avviene in Egitto è un tentativo di spaccare le istituzioni dello Stato, istituzione dopo istituzione”. E ha continuato: “La polizia è attaccata, vengono mosse accuse per far cadere la polizia egiziana. Poi ci sono le accuse mosse alla magistratura, per far cadere la magistratura egiziana. Mettono in dubbio addirittura il Parlamento, che è stato eletto in maniera trasparente”. “Ho già espresso, a più riprese, le mie condoglianze per la morte del giovane italiano Giulio Regeni e ho detto che siamo sempre pronti a trattare questo caso in piena trasparenza”.
Al Sisi: “Siamo esposti a forze malvagie”
Il presidente egiziano, ribadendo un concetto espresso mercoledì, ha dichiarato: “Siamo esposti a forze malvagie che cercano con tutte le loro energie di scuotere la stabilità dell’Egitto e tentano di dare un’impressione non vera su quello che succede in Egitto”. E ha aggiunto: “Il tentativo che viene fatto” è quello di “isolare l’Egitto sul piano arabo ed europeo.
Le nostre relazioni con l’Italia e la Francia sono molto buone e privilegiate”, ribadendo l’invito rivolto mercoledì agli inquirenti di Ros e Sco a tornare in Egitto per indagare sul caso di Giulio Regeni. Riferendosi all’anno in cui furono al potere i Fratelli musulmani, poi cacciati dalla rivolta popolar-militare guidata da Al Sisi a capo dell’esercito, il presidente egiziano ha affermato: “Non possiamo mai dimenticare il sostegno italiano e francese all’Egitto nel momento in cui” il paese attraversava momenti molto difficili”. Aggiungendo che “Siamo sempre pronti a ricevere gli inquirenti italiani affinchè si assicurino di tutte le misure che attuiamo a questo proposito”.
Intanto il portavoce del ministero degli Esteri egiziano, Ahmed Abou Zeid, in merito all’intervento telefonico fatto ieri in tv, sintetizzato dal sito del quotidiano Al Watan, ha detto: “smentisco di aver parlato di un importante sviluppo nel caso” di Giulio Regeni. Ma ha confermato: “Ho domandato alla parte italiana di allontanare le pressioni politiche dal caso”, spiegando che “è necessario lasciare che gli apparati competenti proseguano la loro missione”.