Renzi ha voluto mantenere l’impegno annunciato. E la riforma della tv di Stato è stata approvata in Consiglio dei ministri con un’integrazione all’ordine del giorno.
Fuori i partiti dalla Rai
Il premier ha detto che si tratta di un “documento politico” sul futuro della Rai, “patrimonio del Paese”, da sottoporre a un “dibattito senza spirito da tifoserie”. Così lo ha affidato al Parlamento. Infatti Renzi ha garantito che, comunque vada, il governo “non farà un decreto”, rimacando che “nessuno vuol mettere le mani sulla Rai. Chi lo dice nega la realtà”. Se il Parlamento non farà in fretta si assumerà la responsabilità di consegnare ancora una volta l’azienda di Stato ai “bilancini delle correnti dei partiti”. Il presidente del Consiglio, invece, ha assicurato che approvare in tempo la nuova riforma, vuol dire far uscire “i partiti dalla Rai. Perché il nuovo amministratore delegato avrà i poteri del capo azienda, si assumerà la responsabilità e ci sarà una più netta separazione con chi deve controllare. Renzi ha dichiarato: “Il cda farà il cda e la commissione di Vigilanza parlamentare vigilerà”. Con una “semplificazione”: i membri del cda saranno ridotti da 9 a 7. Quattro scelti dalle Camere, uno dal governo e uno dall’assemblea dei dipendenti. Il premier ha concluso dicendo che infine si rifletterà su come “semplificare il canone” e combattere l’evasione “allucinante”, spiegando: “Io appartengo a una cultura che vorrebbe eliminarlo” ma “è complesso”. Il presidente della Commissione Vigilanza Rai Roberto Fico, ha attaccato il premier, affermando: ”è una proposta che occupa definitivamente la Rai. Tutto quello che fino ad ora ha detto sul volerla liberare dai partiti e dall’influenza dei politici, con questo ddl, si infrange definitivamente”.