Fuori del teatro Quirino di Roma, prima delle 10.00, era già stracolmo di gente in attesa.
“Un’altra idea di Italia
Di cosa? Si attendeva la prima assemblea del nuovo soggetto di sinistra, la “Cosa rossa”, come viene chiamata già dalla scorsa primavera. Non si tratta del nome ufficiale, come sottolineato più volte dal fuoriuscito deputato Pd, Alfredo D’Attorre, che ha dichiarato: “Invitiamo i giornalisti a superare questo cliché. Noi pensiamo a una forza della sinistra di governo, che possa essere un riferimento per quelli che sono usciti o che intendono uscire dal Pd”. L’altro transfugo Carlo Galli rincara: “Il termine “Cosa rossa” è folklore”, “è velleitarismo, avventurismo. Noi avremo un nome e un cognome”. Così come anticipato nella locandina di presentazione che recita: “La sinistra che cambia. I parlamentari della sinistra presentano un’altra idea di Italia”, lettera d’intenti in cui l’obiettivo minimo che ci si propone è quello di rimettere mano alla legge di Stabilità di Matteo Renzi. Mentre l’obiettivo massimo è quello di “scrivere insieme una nuova pagina della storia delle sinistra italiana”. Quella che si chiamerà, puramente e semplicemente “Sinistra italiana” non è d’accordo con il Pd di Renzi su tutto: sulle privatizzazioni, sul diritto del lavoro, sulla riforma della Costituzione, sulla riforma elettorale e su quella della scuola, sull’allineamento alla Nato e su tutta la politica estera. La dimostrazione è l’uscita progressiva dal Pd di deputati e senatori e la protesta di molti elettori, che una volta erano Pd, e che da tempo mostrano insofferenza verso il Pd renziano. Alle 10.00, dunque, è iniziata, con circa 500 spettatori all’interno e tanti altri che sono rimasti fuori e non sono potuti entrare per motivi di sicurezza, la manifestazione di Sel e dei parlamentari ex Pd che vogliono dare il via ai nuovi gruppi di Camera e Senato. Tra un intervento e l’altro, Stefano Fassina, Alfredo D’Attorre, Nicola Fratoianni e Arturo Scotto, hanno addirittura deciso di uscire dal teatro, per riproporre in strada ciò che veniva comunicato all’interno. Un’ennesima ripartenza per la sinistra italiana e un cantiere per la costruzione di un nuovo soggetto politico. Con una novità rispetto al passato. Stavolta si parte dal pratico, dalla formazione di gruppi parlamentari unitari in Parlamento che assumeranno il nome di “Sinistra Italiana”. L’operazione si costituirà intorno a 31 deputati, 25 di Sel, 6 ex deputati Pd Stefano Fassina e Monica Gregori, oltre agli ultimi tre fuoriusciti Alfredo D’Attorre, Vincenzo Folino, Carlo Galli, ma anche a Claudio Fava, uscito da Sel nel giugno 2014, con la scissione del gruppo di Gennaro Migliore ma rimasto nel Misto senza entrare nel Pd. Il gruppo della Camera avrà come consulente economico l’economista statunitense premio Nobel Joseph Stiglitz. Nascerà anche una nuova componente al senato. Tra i senatori ce ne saranno 7 di Sel, Corradino Mineo e 2 ex Cinquestelle de L’Altra Europa con Tsipras, Francesco Campanella e Fabrizio Bocchino. Questa prima fase rappresenta una tappa del percorso che condurrà all’assemblea costituente del un nuovo soggetto politico, prevista per gennaio. La presidente della Camera Laura Boldrini ha inviato un messaggio di saluto alla platea del Quirino: “In tempi in cui continua a soffiare forte il vento del cosiddetta anti politica è invece di buona politica che c’è bisogno”. Il messaggio prosegue: “E proprio perché così marcate sono le distanze che lacerano il tessuto sociale, mi pare potenzialmente ampio persino più ampio che in passato il campo di azione di una forza progressista che sia orgogliosa dei propri principi e dei propri valori, consapevole della loro attualità, non più gravata da quella esitazione politica che in passato ha troppo spesso reso flebile e poco attraente la cultura democratica di sinistra”. In una nota, il membro della segreteria nazionale di Sel, Massimiliano Smeriglio, dichiara: “La riuscita dell’iniziativa di oggi dimostra che il ritornello “oltre il Pd niente”, non ha fondamento. Una sinistra che oggi, dopo anni, torna a unirsi e cercare una strada comune, con una cultura di governo ben definita, può ricoprire un ruolo progressista di cambiamento che al Pd di Renzi non interessa e non pratica più”. Alfredo D’Attorre dice: “Altri arriveranno, l’insofferenza è grande se finora non usciva allo scoperto era perchè non c’era sbocco. Ma adesso che lo sbocco c’è, ci saranno altre uscite”. E spiega: “La decisione di lasciare viene dopo un lungo tormento ma mi è sembrato che non ci fossero alternative per la piega che ha preso il Pd con Renzi”. D’Attorre è un bersaniano. Dopo essere uscito dal Pd ha detto: “Pier Luigi ha espresso rispetto per la mia scelta pur non condividendola. Lui più di tutti vuole bene al Pd e sarà l’ultimo a rassegnarsi”. L’ex segretario Pd ha dichiarato dal Transatlantico: “Sono tutti bravissimi”. Vogliono dar vita a un soggetto di centrosinistra. E aggiunge: “Io lavoro per la stessa cosa ma dentro il Pd. Se poi il Pd diventa un’altra cosa…”. Bersani, Roberto Speranza e Gianni Cuperlo resteranno nel partito di Renzi. Per costituire un’alternativa a Renzi. Per sfidarlo, quando sarà il momento e “per spostare l’asse del partito”. Stefano Fassina, arrivando al teatro Quirino, ha detto: “Bersani venga a vedere quanta domanda di sinistra c’è”. Poi aggiunge: “La scelta di costruire un gruppo parlamentare unito è per noi, pratica di democrazia costituzionale. Vogliamo essere quel “terminale sociale” di cui ha parlato il professor Rodotà, per il mondo del lavoro, per il mondo della scuola, per lo sviluppo sostenibile e per i diritti nel Paese”. D’Attorre e Fassina nel loro documento hanno scritto: “La mutazione genetica del Pd, nato come forza centrale del centrosinistra italiano, è purtroppo ormai compiuta. Lo è per il programma economico-sociale, per l’idea delle istituzioni e del sistema democratico, per la natura della sua vita interna, per il radicale mutamento della composizione dei suoi iscritti ed elettori, per le nuove alleanze politiche e sociali che si stanno affermando”. Arturo Scotto aggiunge: “La natura della maggioranza che sorregge oggi il governo Renzi ha acquisito sempre più le caratteristiche della palude trasformistica, l’ingresso di Verdini e company segna una ulteriore regressione di quel Partito della nazione teorizzato da tempo da Renzi. Allora promuovere uno schieramento della buona politica in questo Parlamento per condizionare i processi politici e avanzare una proposta credibile di alternativa di governo. Lo possiamo fare se riusciamo a produrre un fatto unitario”. Nichi Vendola, impossibilitato oggi a partecipare all’assemblea, parla di “un’agenda credibile di cambiamento”. Poi aggiunge: “La sinistra che cambia è per noi quella che propone una strada alternativa, praticabile e concreta, capace di trovare soluzioni ai grandi problemi del Paese: disuguaglianza, povertà, disoccupazione, mancanza di innovazione nel sistema d’impresa e nella pubblica amministrazione. Un gruppo parlamentare che sarà strumento vivo, a disposizione dei territori, anche per contribuire a radicare e a sviluppare un soggetto politico autonomo, non più rinviabile”. E conclude: “E’ questa la sfida che da domani lanciamo al governo Renzi con la consapevolezza che c’è fuori dalle aule parlamentari un’Italia migliore, che soffre ed arranca, che esige risposte di libertà e civiltà, di un futuro diverso, e a cui dobbiamo dare voce”. I fondatori promettono che l’obiettivo di questa nuova “Sinistra italiana”, che prova a dire basta alla frammentazione che ne ha caratterizzato gli ultimi decenni, deve essere “plurale, larga, popolare che abbia un riferimento certo per le proprie battaglie in Parlamento e un legame con la realtà sul territorio nazionale”. Da Camera e Senato, garantiscono, che ci sarà un forte contatto con la società civile, il mondo del lavoro e con quelli che un lavoro non ce l’hanno più. Sul palco del Quirino, oltre ai parlamentari, infatti, ci sono intellettuali, docenti universitari, economisti, medici, insegnanti ma anche esodati, studenti e il sindacato. C’è Cofferati, ci sono pezzi della Cgil e della Fiom. Non ci sarà, invece, Pippo Civati. Uscito dal PD pochi mesi fa, Civati ha creato “Possibile”. A suo parere la nuova iniziativa non rappresenta nulla di nuovo, è semplicemente Sel più qualche singolo parlamentare fuoriuscito dal PD. A “Sinistra italiana “, invece, lo aspettano a braccia aperte. La convinzione di D’Attorre e che le loro strade non tarderanno a ricongiungersi e, commentando le dichiarazioni di Civati, dice: “La decisione di Civati di mantenere per qualche mese un percorso autonomo rispetto al nostro va rispettata, ma sono convinto che i nostri percorsi si riunificheranno”. Possibile? Una delle ultime dichiarazioni di Civati, per supportare l’ex sindaco Ignazio Marino, è stata: “Se dovesse chiederci una mano, anche in una sua nuova corsa a sindaco di Roma, sicuramente la troverebbe tesa”.