Nessuno conta più sul M5s, che ha costretto il Senato ad una battuta d’arresto sulle unioni civili,
Il Pd non ha i numeri per approvare da solo la legge
dopo aver fatto sapere che avrebbe potuto votare contro il “super-canguro”, il testo taglia-emendamenti di Andrea Marcucci. Per il momento i giochi sono fermi e il Pd di Matteo Renzi, che non ha i numeri per approvare da solo la legge, si è preso qualche giorno di riflessione fino all’assemblea di domenica per capire la strategia migliore da seguire. Nel partito di maggioranza relativa è guerra tra le varie correnti, a partire da quelle che sostengono il segretario-premier Matteo Renzi, dal quale ci si attende una qualche decisione. Il capogruppo Dem in Senato, Luigi Zanda, ieri ha riunito il suo ufficio di presidenza che ha preso la decisione (voluta dai seguaci di Andrea Orlando e Matteo Orfini, dalle minoranze dei senatori bersaniani e di ReteDem, e da Roberto Speranza, la stessa decisione chiesta da Renato Schifani e Angelino Alfano di Ap) che sia votato il ddl Cirinnà così come è senza lo stralcio dell’articolo 5, il cui nodo si chiede di far sciogliere dall’aula (lo stralcio è ipotizzabile solo dopo che l’Aula, a scrutinio segreto, l’avrà bocciata attraverso il voto sugli emendamenti all’articolo 5). Ma questo non piace ai cattoDem e ad alcuni senatori laici che sono contrari alla stepchild adoption.
Resta da risolvere il problema dell’emendamento canguro di Andrea Marcucci che serviva a far decadere decine dei 500 emendamenti della Lega, molti dei quali a loro volta mini-canguri e da votare con scrutinio segreto. Il canguro farebbe decadere però anche gli emendamenti all’articolo 5 e anche su questo non sono d’accordo i cattoDem, che hanno propri emendamenti. Tra le possibili soluzioni far votare il canguro in più parti: prima quella sul solo articolo 5, che potrebbe essere bocciata così da tenere in vita gli emendamenti sulla stepchild adoption e poi la restante parte, che, se approvata, farebbe decader gli emendamenti della Lega e su questo i cattoDem sono d’accordo. Si tratta di capire se tutto ciò sarà sufficiente.
Su tutta la vicenda aleggia l’amarezza della senatrice Monica Cirinnà, autrice del ddl sulle unioni civili, che in uno sfogo ha dichiarato: “Lo so che ho sbagliato a fidarmi del Movimento 5 Stelle e pagherò per questo. Mi prendo la mia responsabilità politica di essermi fidata di loro. Concluderò la mia carriera politica con questo scivolone. Ne prendo atto”, concludendo “Se il ddl esce una schifezza lascio la politica”.