L’assemblea nazionale del Pd, all’hotel Parco dei Principi a Roma,
Il governo è di fronte ad “un bivio”
ha inizio con l’inno di Mameli e il ricordo di Umberto Eco. “Iniziamo l’assemblea tenendo nel cuore Valeria Solesin e Giulio Regeni”, ha esordito il segretario Matteo Renzi. Il presidente del Consiglio ha toccato alcuni tra i temi più caldi.
Per il premier, “oggi la realtà dice che l’Europa è ferma, ha bisogno di essere rimessa in moto e anche dal punto di vista economico ha bisogno di una strategia non semplicemente incentrata sugli egoismi di qualche paese dominante che non riesce ad avere una strategia valida per tutti”.
Da Renzi arriva anche la replica alle critiche della Corte dei Conti sull’entità della spending review del governo.
Nel suo intervento il presidente del Consiglio è tornato anche a polemizzare con l’ex presidente del consiglio, Mario Monti.
Poi Renzi si rivolge implicitamente a Sinistra Italiana e dichiara: “C’è una distanza siderale tra noi e una presunta classe dirigente che per decenni ha fatto la morale alla politica per apparire cool all’ora dell’aperitivo o del brunch. Non siamo dalla parte degli illuminati aristocratici con molti veti e pochi voti che ci fanno la morale ma hanno dimostrato che non sempre con loro le cose vanno dalla direzione giusta. Fuori dai loro pregiudizi c’è un’Italia delle persone semplici che non meritano certi pregiudizi”.
Nella parte di intervento più attesa, quella dedicata alle unioni civili, Renzi ha detto: “Che paura possono fare due persone che si amano? Che paura possono fare quelle che chiedono di avere un’unione fra di loro. A me fanno paura quelli che si odiano non quelli che amano”. Poi ha spiega: “Il passaggio sulle unioni civili è numericamente delicato: se è vero che vogliamo trovare un punto di caduta tra noi è altrettanto vero che i numeri al Senato non sono quelli dei giornali: siamo 112 noi, 218 gli altri gruppi. Si fa come vogliamo noi se puntiamo alla minoranza”. Il premier ha detto: “Sappiamo che c’è un tentativo chiaro di riaprire la discussione sulle unioni civili e non approvare la legge neanche nel corso del prossimo anno. Siamo pronti a utilizzare tutti gli strumenti normativi e regolamentari per impedirlo, con la stessa tenacia della legge elettorale, riforma Pa, lavoro” e accusa il M5S di voler fare solo del male al Pd. Matteo Renzi ha avanzato la sua proposta per uscire dall’impasse sul provvedimento che tornerà in Aula al Senato la prossima settimana. E ha spiegato che il governo è di fronte ad “un bivio”, dicendosi “pronto a utilizzare la fiducia”: la prima opzione è che l’M5S decida di votare la legge; la seconda tentare un accordo di governo con un emendamento su cui “sono pronto a mettere la fiducia”. E ha aggiunto: “A chi immagina sui singoli provvedimenti, vedi i diritti civili o prima le riforme istituzionali, che quando si arriva al momento decisivo si ricatta, sia chi ha condiviso una storia con me sia chi non l’ha condivisa, dico quattro lettere: Ciao. Non si può pensare di fare del Pd il partito in cui si sta solo quando si condivide tutto, si fa uno sforzo di mediazione. Non è pensabile minacciare “o così o me ne vado”. Poi ha concluso: “Martedì sera, alle 20, si terrà la riunione del gruppo al Senato e chiudiamo con questo tema” delle unioni civili. “Deciderà il gruppo e sono disponibile a partecipare all’assemblea del gruppo da qui a martedì”: andremo avanti con grande determinazione”.
Renzi dunque ha lasciato l’ultima parola all’assemblea dei senatori di martedì, alla quale sarà presente. Al momento, perciò, non sarebbe ancora definita la linea che Luigi Zanda offrirà ai senatori. Ma la dichiarazione di Renzi di oggi sull’emendamento con fiducia è stata la “trovata dell’ultima ora che in molti aspettavano”.