Il primo punto all’ordine del giorno del question time che si terrà dalle 15 alla Camera,
Per Berlusconi un complotto internazionale
è l’interrogazione, su cui risponderà oggi Maria Elena Boschi. Il Ministro per le Riforme Costituzionali e i Rapporti con il Parlamento interverrà sull’attività di spionaggio americano, da parte della National Security Agency, nei confronti di Silvio Berlusconi quando era capo del governo nel 2011, poco prima delle sue dimissioni.
La Nsa ha intercettato le telefonate dell’allora premier, tra cui anche conversazioni dirette con leader stranieri come Benyamin Netanyahu, e quelle dei suoi collaboratori principali a Palazzo Chigi. C’è anche un report su un incontro del 22 ottobre 2011 tra Berlusconi, il presidente francese Nicolas Sarkozy e la cancelliera tedesca Angela Merkel nel quale Sarkozy avrebbe sollecitato il premier italiano a “prendere delle decisioni” perchè le istituzioni finanziarie italiane rischiavano di “saltare in aria”. Meno di un mese dopo, sotto la pressione di uno spread altissimo, Berlusconi si dimise. Da allora il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, ha sempre sostenuto che la caduta del suo governo nell’ottobre del 2011 fosse la conseguenza di un complotto internazionale.
Ora, tra Italia e Stati Uniti, è scoppiato un caso diplomatico dopo questo ennesimo flusso di notizie fatte filtrare dall’organizzazione di Julian Assange (il giornalista ed attivista australiano, attualmente rifugiato politico presso l’ambasciata dell’Ecuador a Londra), Wikileaks, e pubblicati in Italia dalla Repubblica e L’Espresso.
Alle pressanti richieste dei due capigruppo di Forza Italia, Renato Brunetta e Paolo Romani, di fare chiarezza sulle intercettazioni di cui Berlusconi fu oggetto, il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha risposto: “Ci accingiamo a chiedere informazioni in tutte le sedi, anche con passi formali, sulla vicenda di Berlusconi”. Il premier ha anche anticipato in Senato “una presa di posizione nelle prossime ore della Farnesina sulla vicenda”.
Tra i commenti delle opposizioni, quello di Alessandro Di Battista (M5S) che, pur concordando nel definire “inaccettabile” la vicenda, su Facebook immagina la “sceneggiata” di Renzi con l’ambasciatore Usa: “Gli dirà soltanto di stare tranquillo, che la missione in Afghanistan, l’acquisto degli F35 e l’approvazione del folle trattato di libero commercio con gli Stati Uniti non subiranno alcun contraccolpo”.
Nel frattempo dal Ministero degli Esteri è partita la convocazione dell’ambasciatore degli Stati Uniti d’America in Italia, John Phillips, per “chiarimenti circa le indiscrezioni comparse su alcuni organi di stampa”. E’ intervenuta anche la presidente della Camera, Laura Boldrini, che ha dichiarato: “E’ molto grave quello che emerge dai file di Wikileaks resi noti oggi. Il legittimo capo del governo italiano dell’epoca, Silvio Berlusconi, intercettato dai servizi statunitensi. E’ un’inaccettabile azione di spionaggio che getta un’ombra pesante sui rapporti tra Paesi alleati. E’ essenziale a questo punto che l’amministrazione Usa fornisca alle autorità italiane chiarimenti convincenti sull’intera vicenda”.
E dal Dipartimento di stato di Washington il portavoce americano Mark Toner, senza entrare nel merito del caso Nsa-Berlusconi, ha tenuto a ribadire la posizione già assunta in casi analoghi: “Non conduciamo alcuna attività di sorveglianza di intelligence a meno che non vi sia una specifica e valida ragione di sicurezza nazionale. E ciò si applica a cittadini ordinari come a leader mondiali”. E ha aggiunto: “Il presidente è stato chiaro sul fatto che, a meno che non vi sia uno stringente motivo di sicurezza nazionale, non monitoreremo le comunicazioni di capi di Stato e di governo dei nostri amici e alleati”. Poi ha concluso: “Gli Stati Uniti e l’Italia godono di una lunga amicizia basata sui nostri valori condivisi e su una storia di cooperazione nel portare avanti interessi comuni in tutto il globo. In quanto alleati e partner, continueremo a lavorare a stretto contatto con l’Italia per proteggere la sicurezza collettiva dei nostri due Paesi e dei nostri cittadini”.
Le cose non stanno proprio così perchè Wikileaks aveva già diffuso documenti sullo spionaggio americano nei confronti dell’ex premier italiano nell’ambito del cosiddetto “Cablegate”, del novembre 2010 (in quell’occasione vennero pubblicati documenti con informazioni confidenziali inviate dalle ambasciate americane di tutto il mondo al dipartimento di Stato, in cui Berlusconi era stato definito un leader “inefficace” che pensava troppo alle feste ed il “portavoce di Putin in Europa”. Giudizi poco lusinghieri erano stati riservati anche ad altri leader come Sarkozy, definito “imperatore nudo”, e alla Merkel, che “evita il rischio e raramente è creativa). E poi tre anni dopo con il “Datagate”, quando la talpa dei servizi Edward Snowden diffuse documenti sullo spionaggio americano ai danni di ben 35 leader stranieri (in cui fu messo sotto controllo persino con il cellulare della Merkel). L’amministrazione Obama fu costretta allora ad ammettere gli eccessi e ad avviare una riforma delle regole firmando, lo scorso giugno, il Freedom Act, che ha chiuso l’epoca delle intercettazioni libere inaugurata dopo gli attentati dell’11 settembre 2001, vietando alla Nsa di raccogliere informazioni di massa. La nuova legge, però, vale solo per le comunicazioni all’interno degli Stati Uniti. Mentre per le intercettazioni all’estero Obama ha imposto soltanto una stretta sorveglianza della Casa Bianca. Stando così le cose Nsa e Cia, potranno continuare a spiare i leader stranieri.
Oggi, comunque, lo scandalo è preoccupante perché ciò che è stato messo in atto nei confronti di Berlusconi potrebbe essere ripetuto con qualsiasi altro capo di stato.