Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al Quirinale,
“Abbiamo ancora tanto da fare per abbattere gli ostacoli”
intervenendo alla celebrazione della Festa della Donna, ha affermato: “Non c’è libertà quando la donna a lavoro è vittima di violenze fisiche o morali o viene costretta a spazi di sofferenza. La violenza sulle donne è ancora una piaga della nostra società, che si ritiene moderna, e va contrastata con tutte le energie di cui disponiamo e con la severità di cui siamo capaci, senza mai cedere all’egoismo dell’indifferenza”. Il capo dello Stato ha sottolineato che “Senza un aumento del lavoro femminile, il paese non avrà la crescita che tutti speriamo e non potremo parlare davvero di uscita dalla crisi. Non è vero che il lavoro allontana la donna dalla maternità. E’ vero il contrario: proprio l’aumento del lavoro femminile può diventare un fattore favorevole alle nascite. Le politiche per la famiglia, comprese quelle di conciliazione dei tempi di sua cura con quelli di lavoro, sono un contributo essenziale allo sviluppo equilibrato e sostenibile del paese”. Mattarella ha aggiunto che “Abbiamo ancora tanto da fare per abbattere gli ostacoli concreti che si frappongono alla libertà di tante, troppo donne”. “Mi auguro che la rafforzata presenza delle donne nelle istituzioni, nelle aziende, nelle università, nelle associazioni sociali, nei partiti, nei sindacati contribuisca a superare vecchie barriere culturali che non hanno più ragione di essere”. Il Presidente della Repubblica ha anche affermato: “Dopo tanta fatica per conquistarlo, non bisogna dissipare o accantonare il diritto al voto. L’astensionismo è una ferita che nessuno può permettersi di trascurare: la partecipazione politica dei cittadini oggi si è ridotta, e purtroppo questo avviene di più tra le donne”.
Anche il ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi, ha preso parte alla cerimonia al Quirinale. Il ministro ha affermato: “Sappiamo che la strada per la piena parità tra uomini e donne è ancora lunga ma per fortuna sappiamo anche che siamo in marcia”. E ha aggiunto: “Questa grande conquista del voto alle donne si raggiunse però anche in un clima di diffidenza che ci ricorda quello che con il quale a volte vengono accolte le riforme istituzionali ancora oggi. Un importante quotidiano nazionale dell’epoca titolava in modo un po’ sarcastico sottolineando che in un momento in cui non c’era il pane, ci si occupava del voto alle donne”.
Il ministro per i Beni Culturali, Dario Franceschini, giorni fa, aveva preannunciato su Twitter che oggi i musei italiani e altri eventi culturali in Italia sarebbero stati gratuiti per le donne.
Oggi anche Google ricorda la Festa della donna, sostituendo il suo classico logo con un doodle che mostra un video con 337 donne in 13 diversi paesi che completano la frase “Un giorno farò”.
Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, Oggi in occasione della festa della donna, ha incontrato i giornalisti per presentare i dati sull’attività dei centri antiviolenza pugliesi. Emiliano ha sottolineato che “oggi dare la possibilità alle donne di essere presenti dentro le istituzioni attraverso un meccanismo di riequilibrio ha un valore enorme”. Poi il governatore ha lanciato un “appello affettuosamente ultimativo al Consiglio regionale pugliese” al quale ha chiesto di portare “immediatamente in Aula e approvare” la nuova legge elettorale regionale che garantisce la parità di genere. Emiliano ha ribadito: “In tutta sincerità, pur avendo avuto io grande rispetto del Consiglio regionale fino ad oggi penso che questa festa vada sottolineata da un impegno del Consiglio regionale nei confronti del quale il mio appello è affettuosamente ultimativo: si prenda questa legge elettorale, la si metta in discussione nelle Commissioni e poi la si porti in Aula”.
Oggi la consigliera regionale della Lega Nord, Stefania Pucciarelli, è salita sui banchi dell’assemblea, indossando il burqa, per “dare voce a tutte le donne invisibili costrette a indossarlo in Italia e nel mondo”. Pucciarelli ha sottolineato che “E’ un abito che vediamo anche nel nostro paese, lo indosso per dare voce alle donne invisibili, che sono nel nostro territorio e della cui condizione nessuno si preoccupa, in uno Stato come quello italiano che ha tra i suoi diritti fondamentali la parità tra uomo e donna”. Poi la consigliera ha affermato: “L’Italia dovrebbe tutelare al massimo l’integrazione di queste donne troppo spesso segregate in casa perché viene loro impedito di integrarsi a causa dei loro mariti. Il burqa dovrebbe essere vietato nei luoghi pubblici perché sotto ci potrebbe essere chiunque. Come non è consentito usare un casco così dovrebbe essere vietato anche il burqa”. Il presidente dell’assemblea Francesco Bruzzone, anch’egli del Carroccio, l’ha invitata “ad uscire dall’aula, perché il suo abito non è consono ai lavori del consiglio”.
In occasione di una manifestazione organizzata per l’8 marzo dal Comune e dal Centro studio Pio La Torre, al teatro Marconi di Alcamo, in Sicilia, è stata rievocata la storia di Franca Viola, diventata a metà degli anni ’60 il simbolo dell’emancipazione femminile. Viola rifiutò di sposare l’uomo che l’aveva rapita, violentata e segregata per otto giorni, per costringerla al matrimonio riparatore. La sua vicenda contribuì alla definitiva abolizione della norma del codice penale, l’articolo 544, che fino al 1981 permetteva di non esser condannati per violenza sessuale se poi si “riparava” al reato con il matrimonio. Viola, presente in sala, cinquant’anni dopo ha voluto lanciare un messaggio ai giovani: “Siate rispettosi verso le donne, le vostre madri, le vostre fidanzate, le vostre amiche. Non pensate che le donne siano un oggetto, ma persone da rispettare. E se nella vostra vita affrontate dei problemi confidatevi con loro, con le vostre madri, con le insegnanti, perché sarete aiutati”.
In base ai dati raccolti in tutta Italia dai 74 centri anti violenza che fanno capo a D.I.Re., la presidente delle Donne in rete contro la violenza, Titti Carrano, in un’ intervista all’Ansa, ha detto che ”ogni anno il numero delle donne che vi si rivolgono è costante, oltre 16 mila persone e questo significa che il fenomeno della violenza di genere è strutturale all’ interno della società e non è una questione d’emergenze come a volte viene rappresentato o percepito”. La presidente dell’associazione ha proseguito: ”La violenza di genere è un fenomeno trasversale, colpisce a tutti i livelli economici, sociali, professionali e come è ovvio non è un tema solo italiano ma mondiale ma questo non significa arrendersi ai fatti, certamente c’è moltissimo da fare e che si può fare ma intanto deve essere chiaro che il fenomeno della violenza maschile contro le donne è profondamente radicato nella nostra cultura e che per invertire la tendenza si deve fare ai massimi livelli, innanzitutto con la politica attraverso interventi mirati e a lungo termine”. Secondo Carrano le politiche legislative sono assolutamente insufficienti, ”attualmente è più semplice legiferare sul corpo delle donne che sulla cultura che genera violenza, mentre è anche su quello che bisognerebbe lavorare”. Carrano ha detto che altro lavoro urgente, ”se vogliamo far crescere generazioni diverse”, riguarda la scuola e qui ”il vuoto è grande”. La presidente ha spiegato che ”I centri antiviolenza fanno continuamente sul territorio singoli progetti di sensibilizzazione trovando spesso dirigenti scolastici e professori sensibili ma sono esperienze spot mentre servirebbero programmi scolastici ad hoc, educazione sessuale e di genere tra le materie, spazi di discussione, confronto e apprendimento perché questi nostri ragazzi e ragazze crescano con la consapevolezza che la relazione tra i sessi può basarsi sul rispetto”.
L’attivista scrittrice e blogger, Lorella Zanardo, ha dichiarato che i dati del Global Gender Gap Index, sulle disparità tra uomo e donna, ”sono da paese arretrato” e soprattutto inducono a lavorare ”moltissimo sul fronte del cambiamento culturale”. Secondo i dati, infatti, l’Italia è solo al 41/mo posto su 145 paesi analizzati ed addirittura al 111/mo posto se si considerano la partecipazione e le opportunità economiche. Zanardo è impegnata da anni su tematiche del rispetto per la donna, come per “Il Corpo delle donn”, in cui denunciava la situazione rispetto alla televisione e alla pubblicità. L’attivista l’8 marzo partirà per un tour nelle scuole, dal titolo “Suffraggette 2.0″. Zanardo ha spiegato che ”Raggiungere la parità è una questione culturale che deve riguardare tutti ma soprattutto i ragazzi e le ragazze”. Questo tour di cittadinanza attiva partirà da Milano (Liceo Artistico Boccioni) per proseguire a Firenze, Pisa, marzo, Trento, Roma, Napoli, Reggio Emilia, Bari e Catanzaro e interesserà ragazzi dai 15 ai 19 anni. La domanda fondamentale che sarà posta agli studenti e dalla quale partirà la successiva discussione è “Per cosa oggi vi motivereste?”. Intanto, in questi giorni (dal 3 marzo), nelle sale cinematografiche viene proiettato il film “Suffragette”, che è stato presentato anche a porte aperte nella Sala della Regina alla Camera per iniziativa di Montecitorio. Per i giovani delle scuole, dunque sarà l’occasione, dopo la visione del film, per discutere sull’importanza dell’impegno civile per la difesa di diritti fondamentali, come la parità di genere, che spesso vengono dati erroneamente per scontati, senza sapere le battaglie che ci sono dietro. L’attivista ha aggiunto che ”Per cambiare realmente le cose bisogna essere capaci di parlare ai cittadini di domani. Le ragazze e i ragazzi spesso non sono consapevoli né dei propri diritti, né del lungo cammino percorso per ottenere quelli che già abbiamo. Chiedendo nelle scuole quando noi donne abbiamo ottenuto il diritto al voto, si scopre che in pochi sanno che solo da 70 anni abbiamo acquisito diritti che gli uomini detengono da sempre. È necessario intervenire con forza soprattutto oggi: la lotta per la difesa dei diritti fondamentali dell’uomo è lontana dall’essere vinta”. Zanardo ha anche annunciato che ”visto che nei libri di storia la lotta delle donne non è mai raccontata, alla fine del percorso partirà una petizione per inserire la storia delle donne nei libri di storia”.
La Festa della donna viene celebrata oggi, con differenze culturali tra paese e paese. Per esempio in Italia si omaggiano le “signore” regalando mimose.
Quest’anno la mimosa compie 70 anni. Come il voto alle donne in Italia e la ripresa, dopo il fascismo e la guerra, sul nostro territorio nazionale della celebrazione della Giornata internazionale della donna. La mimosa appare per la prima volta l’8 marzo 1946 ed è diventato fiore simbolo della festa. La presidente dell’Udi (Unione donne in Italia), Vittoria Tola, ha raccontato che “La scelta della mimosa è attribuita a Teresa Mattei e a Marisa Rodano. Con il primo 8 marzo dopo la guerra e il fascismo, e il voto solo due giorni dopo, il 10 marzo, a cui hanno partecipato per la prima volta anche le donne, l’Udi voleva regalare insieme ai volantini anche un fiore, così come avveniva in Francia con le violette. Ma i soldi per comprare e regalare fiori non ce n’erano. Roma però nei primi giorni di marzo era tappezzata di mimose, un fiore che cresce spontaneamente. Da qui probabilmente l’idea della mimosa, caratteristica di questo periodo dell’anno. Scelta quindi magari per il suo costo contenuto o forse perché era il fiore che una di quelle donne intravvedeva dalla sua finestra…”. Tuttora, quindi, la mimosa è un fiore che si regala per l’8 marzo. Ma, ha dichiarato Tola, ha il suo vero senso solo se il regalo “avviene fra donna e donna per ricordare lotte comuni”.
Dunque per la festa delle donne c’è chi regala mimosa e chi, come il sindaco di Fontevivo, comune in provincia di Parma, preferisce regalare un oggetto che reputa ben più utile, una bomboletta di spray al peperoncino da portare sempre con sé. Il primo cittadino più giovane d’Italia, eletto con la Lega nord, Tommaso Fiazza, ha fatto sua l’idea del vicesindaco, Matteo Agoletti, e ha dato il via libera all’iniziativa che costerà circa 600 euro alle casse del Comune. Fiazza ha spiegato che “I fiori sono bellissimi ma troppe donne vengono calpestate, rapinate o violentante nel corpo e nella dignità, e noi vogliamo mandare un segnale forte, mettendole in condizione di difendersi”. L’auspicio del sindaco è che lo spray anti-aggressione, che verrà distribuito dallo Sportello del cittadino alle donne maggiorenni che ne faranno richiesta da oggi all’11 marzo, non debba mai servire ma, nel caso, le sue concittadine si troveranno pronte.
Perchè è giusto festeggiare la Giornata internazionale della Donna? Al di là di un mazzo di mimose o di una scatola di cioccolatini, l’8 marzo è soprattutto la celebrazione dei diritti delle donne, alcuni conquistati non senza fatica, altri ancora da riconoscere. Ecco perchè piuttosto che identificarla come “Festa” bisognerebbe definirla momento di riflessione, affinchè almeno per un giorno si monopolizzi l’attenzione su un tema che incide così profondamente sulla società, considerando che i dati del Global Gender Gap Index, sulle disparità tra uomo e donna, ”sono da paese arretrato”.