Nel clima di disorientante confusione che,
Una lunga stagione di degrado amministrativo
a destra e a sinistra, governa la gara politica nella Capitale, in vista delle prossime comunali, l’ex sindaco di Roma, Francesco Rutelli, ha comunicato la sua soluzione per uscire dalla “decomposizione dell’amministrazione pubblica”. E lo ha fatto, oggi, in un’ intervista al Foglio.
Roma purtroppo è vittima di una lunga stagione di degrado amministrativo, il cui culmine è stato raggiunto con le dimissioni di Ignazio Marino. E il suo commissariamento di sei mesi, nelle mani del prefetto Francesco Paolo Tronca, non può certo sostituirsi al necessario compendio delle diverse forze politiche in campo, ognuna con le proprie sfide da portare avanti. Quella a cui si assiste in questi giorni a Roma, invece, è una campagna elettorale rarefatta, che si trascina, quasi senza entusiasmo (provocato solo dall’esplosione di miserevoli scandali), perchè non supportata da intenti realmente sostenibili. Si dice addirittura che a Roma nessuno voglia vincere perchè, al dunque, il peso che si dovrà sostenere sarà troppo gravoso. A Roma non si assiste ad una campagna elettorale ordinata, come quella di Milano, dove le forze politiche, nel loro interesse, hanno capito che per realizzare ciò che hanno in programma, devono trovare un accordo. E questo essenzialmente è ciò che l’ex sindaco ha suggerito nell’intervista a lui rivolta. Comunque la si pensi, ciò che è più apprezzabile nelle parole di Rutelli, è il senso che ne scaturisce. Il suo desiderio di ripristino di un ordine civile e amministrativo, infatti, va oltre la necessità di conferire a Roma un determinato colore politico, ed è dettato, invece, da un congenito amore per la propria città, ridotta al collasso proprio dalla politica e dai suoi interessi.
Nell’intervista Rutelli ha detto: “Roma deve ritrovare slancio, attrattiva, efficienza. La città ha risorse e ha capacità, che però vanno risvegliate e governate”. E ha dichiarato: “Dico una cosa apparentemente paradossale: se i 5 Stelle vogliono riuscire, devono proporre un’alleanza con il governo nazionale di Matteo Renzi”, “non si governa Roma, in queste condizioni, stando contro il governo. Anche un bambino capisce che dal collasso tecnico-amministrativo in cui è sprofondata la città se ne esce soltanto chiedendo la collaborazione di tutti, specialmente del governo centrale. Se il Movimento cinque stelle dovesse vincere, mettendosi in violenta contrapposizione al governo, aggiungerebbe un’altra perla a quel collier di debolezze che già rendono incerto il futuro di una loro eventuale amministrazione comunale”. Con il termine debolezze l’ex sindaco ha voluto identificare “l’inesperienza”. E anche se gli appartenenti al M5s sostengono che l’inesperienza sia una virtù perchè chi ha esperienza fino ad oggi ha mal governato, Rutelli ha fatto presente che “Chi vince si troverà a gestire il caos romano, deve avere una squadra, una classe dirigente intorno già pronta, gente che sa come si scrive una delibera. Dire che l’inesperienza è una virtù può funzionare, forse, in campagna elettorale. Poi però diventa una tragedia all’atto pratico”. Roma invece “Ha bisogno di esperti, di idee, di manager pubblici, ha bisogno di separazione tra governo e controllo di legalità, ha bisogno di innovazione tecnologica”. Ma Rutelli sostiene che questo un sindaco non può farlo da solo, spiegando: “Per questo ho suggerito che i candidati, da subito, indichino una squadra di cento persone tra politici, tecnici, capi azienda che possano diventare i responsabili degli snodi d’ogni settore amministrativo. Va tutto smontato e rimontato”. Poi ha concluso: “Io mi pronuncerò sui candidati in lizza, farò un endorsement, ma solo quando diranno con chiarezza che idea di organizzazione tecnico-amministrativa, di visione strategica, e che squadra intendono schierare”.