Oggi, contemporaneamente, in tutta Italia, si sono svolte le manifestazioni per la XXI Giornata della memoria
“Il nostro paese ha bisogno di ponti che allargano le coscienze”
e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti della mafia. Sono oltre 350 mila, infatti, le persone che, in simultanea, si sono raccolte nelle piazze di duemila luoghi italiani, tra scuole, fabbriche, carceri, parrocchie. Si tratta di un evento promosso da Libera, il cui presidente è don Luigi Ciotti, che raccoglie 1600 associazioni. Impegno, coraggio, testimonianza, giustizia, memoria, sono state le parole d’ordine della manifestazione. Questa mattina solo a Messina si sono raccolti più di 30 mila manifestanti per dire no alla criminalità organizzata, mentre circa quattromila persone si sono ritrovate in stazione a Reggio Emilia. Tra gli amministratori comunali in prima fila, il sindaco di Reggio Emilia Luca Vecchi, l’assessore regionale alla cultura, Massimo Mezzetti e il parlamentare del Pd, Maino Marchi. Il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Graziano Delrio è passato all’inizio della manifestazione, prima di partire per i suoi impegni istituzionali. Anche i giovani hanno partecipato numerosi. Torino ha sfilato con un corteo per le vie del centro, cui hanno partecipato circa 7 mila persone. A marciare, fra gli altri, il sindaco Piero Fassino, l’imprenditore testimone di giustizia che sfidò la ‘ndrangheta, Pino Masciari, e l’ex procuratore Giancarlo Caselli che ha dichiarato: “È il giorno della memoria ma anche dell’impegno, contro le mafie c’è ancora tanto da fare e i giovani che sfilano così numerosi potranno forse riuscirci meglio di noi”. Tanti i cartelli che centinaia di bambini e studenti delle scuole hanno portato in corteo recanti scritte di ponti fra “legalità e libertà”, “della pace e dei diritti”, ponti su cui “passa la felicità”. Il corteo si è concluso in piazza Carignano dove, in contemporanea con il resto d’Italia, sono stati letti i nomi delle 900 vittime innocenti della criminalità organizzata. Il presidente dell’associazione, don Luigi Ciotti, ha detto che l’iniziativa è un segnale di “stima e riconoscenza per quelli che si sono impegnati e un sostegno per quanti fanno cose belle e positive”. E ha spiegato: “Abbiamo voluto chiamare questo momento “ponti di memoria e luoghi di impegno” perchè il nostro paese ha bisogno di ponti che allargano le coscienze e traghettano le speranze”.
Al centro delle polemiche politiche di questi giorni c’è stato il tema dei fondi dello Stato per i familiari delle vittime di mafia. Don Ciotti, a chi gli ha chiesto un parere su quell’antimafia di facciata più volte svelata da indagini giudiziarie, ha detto: “I fondi ci sono, ma bisogna accorciare i tempi e non penalizzare i bisogni e le necessità concrete di chi è vittima di mafia”. Poi, sulla questione dei beni confiscati, ha ricordato che “nel 1996 abbiamo raccolto un milione di firme per chiedere la confisca e l’uso sociale di questi beni. Dei passi avanti si sono fatti. Il problema ancora una volta è l’accelerazione e le priorità che il parlamento deve dare per permettere più chiarezza, più velocità e più trasparenza. C’è una grande riforma da fare in Italia quella della nostra coscienza”.
Ieri, sulla sua pagina facebook, il vice presidente della Camera, Luigi Di Maio, ha pubblicato un video nel quale ha rivolto un appello al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, “affinché intervenga per sollecitare lo sblocco del fondo per le vittime di mafie”. Di Maio ha parlato anche al mondo dell’informazione, sollecitando la stampa “affinché non si dedichi tanto spazio alle polemiche sorte sul caso tra l’M5S e il governo ma faccia chiarezza, rivolgendosi direttamente alle vittime delle mafie e ai loro legali, così come fatto dal quotidiano il Mattino che oggi ha pubblicato un’intervista alla moglie dell’imprenditore Domenico Noviello, ucciso dal clan dei Casalesi. Solo così sarà davvero chiaro all’opinione pubblica che quanto affermato dal Movimento corrisponde al vero: quel fondo è bloccato dal 2015”.
Il premier Matteo Renzi, al congresso dei Giovani democratici, parlando della polemica aperta da Luigi Di Maio, ha replicato: “Pensare che di fronte ai martiri della camorra si possano utilizzare le cerimonie e le ricorrenze per tirarsi addosso tra partiti come ha fatto il vicepresidente della Camera eletto con i voti del Pd, è il segno più meschino e misero cui può arrivare la politica”. E ha aggiunto: “Le vittime della mafia non sono lì per essere chiamate in ballo, non solo perché questo governo ha aumentato i fondi, ma perché per un’idea condivisa del Paese c’è un limite oltre cui non si può andare”. Il messaggio ai giovani Dem è stato quello di “Non consentite mai a nessuno di strumentalizzare ciò che di più grande ha l’Italia, i propri martiri”.
Il capogruppo Pd alla Camera, Ettore Rosato, contattato per telefono, ha chiesto le dimissioni del vicepresidente della Camera dopo le accuse al governo in occasione della commemorazione di Don Diana e ha affermato: “Di Maio non è nuovo al mancato rispetto del suo ruolo istituzionale ma ieri è stato di una gravità assoluta: ha detto menzogne nel suo ruolo istituzionale strumentalizzando una vittima della camorra per interessi di parte”. E ha aggiunto: “Di Maio è stato in silenzio quando doveva parlare di camorra in occasione delle intercettazioni di Quarto. Poi ha aspettato il ricordo di Don Diana per dire falsità strumentali”. Il capogruppo dem ha attaccato dicendo che il suo atteggiamento “non è compatibile con il ruolo istituzionale che ricopre. Dovrebbe rendersene conto da solo. Auspico che presenti le immediate dimissioni da ruolo di vicepresidente della Camera”.