La conferenza dei capogruppo della Camera si è riunita per organizzare i lavori dell’Aula. Le opposizioni hanno chiesto un’interruzione delle sedute nella settimana precedente al 17 aprile, per rendere più agevole la campagna referendaria.
Le opposizioni hanno preannunciato ostruzionismo
E’ stato così già per altri referendum. Ma in questo caso c’era già la decisione presa di fissare a martedì 12 aprile il voto definitivo sulle riforme costituzionali. Le opposizioni hanno proposto di slittare il voto di una settimana, al 19 aprile, con l’impegno a concluderlo in quella stessa data. Il capogruppo del Pd, Ettore Rosato, è rimasto fermo sulla decisione e le opposizioni hanno preannunciato ostruzionismo.
Il presidente dei deputati di Forza Italia, Renato Brunetta, è convinto: “è vero che ci eravamo impegnati a votare le riforme il 12 aprile, ma è per questo che hanno fissato il referendum il 17: per affossarlo mediaticamente con questa loro vittoria parlamentare”.
Intanto, prosegue la polemica interna al Pd tra minoranza e maggioranza sulla questione del referendum sulle trivelle. Ma oggi alle ottime ragioni per votare sì al referendum del 17 aprile contro le trivelle se ne è aggiunta un’altra. Il giorno dopo le dimissioni del ministro dello Sviluppo economico il caso Guidi ha lasciato nell’opinione pubblica l’impressione di un governo asservito agli interessi delle compagnie petrolifere.
Il presidente della commissione Ambiente, Ermete Realacci, ha ricordato come andarono le cose nel novembre 2014: “La Guidi ci aveva già provato nello “sblocca Italia” alla Camera, ma quell’emendamento fu stoppato dal sottoscritto: con i poteri monocratici di un presidente di commissione lo dichiarai inammissibile e poi lo rimisero nella legge di stabilità al Senato”. Per Matteo Renzi questa storia, incentrata su petrolio e trivelle, a due settimane dal referendum del 17 aprile, andava chiusa al più presto.
L’appuntamento del 17 aprile, infatti, divide ancora una volta il Pd. Il premier si è schierato dalla parte dell’astensione. Ma alcuni esponenti della maggioranza Dem si dicono pronti a votare sì. E parte della minoranza ha difeso la scelta di andare alle urne. Dalla parte del sì ci sono anche le regioni e il comitato no triv che hanno chiesto la consultazione. E i vescovi. In molti si sono schierati contro le trivelle, per effetto dell’enciclica papale “Laudato sì”. E poi c’è tutta l’opposizione: M5s, Lega, persino una parte di Forza Italia. Le associazioni ambientaliste non hanno dubbi: il governo Renzi ha uno stretto legame con le lobby del petrolio. E il referendum può cambiare il modello di sviluppo energetico ed economico. Andrea Boraschi, di Greenpeace, ha attaccato: “Dobbiamo sanzionare la condotta fossile del governo e la sua sudditanza ai gruppi industriali delle energie fossili. Il 17 Aprile votate SI”.
Enzo di Salvatore, del comitato NoTriv ha affermato: “L’affaire Guidi mostra che le ragioni del no e dell’astensione non sono motivate da perdita dei posti di lavoro o di autosufficienza energetica. Celano una tutela d’interessi economici particolari”. Per Francesco Ferrante, di Green Italia, “lo scandalo svelato dalle intercettazioni telefoniche è solo episodio – un po’ volgare – che conferma l’asservimento del Ministero allo Sviluppo Economico agli interessi forti che in tema di energia sono anche quelli fossili. Sempre la stessa storia: non abbiamo una strategia energetica innovativa ma elargiamo favori ai potenti”.
Bersani: “Energia e ambiente si possono dare la mano”
E poi c’è Pier Luigi Bersani che due giorni fa ha rilasciato un’intervista all’Huffington post il quale, in merito al fatto che Pd si sia già pronunciato per l’astensione, ha dichiarato: “Certo che andrò a votare. E al momento giusto dirò anche se voterò sì o no, non voglio mica fare misteri. Un dato è certo: comunque vada sarà una sconfitta per il Pd”. “Il 4 aprile in direzione voglio da Renzi parole di verità. Deve dirci come siamo arrivati a questo punto, perché una cosa è certa: il Pd ha allestito davanti al Paese un conflitto tra energia e ambiente che è roba di venti e più anni fa. E invece l’Ulivo e poi il nostro partito hanno un loro tratto basico in un concetto: energia e ambiente si possono dare la mano, tra produzione e ambientalismo c’è una composizione possibile, un compromesso in avanti”. “Il Pd sta a palazzo Chigi, è il principale partito in Parlamento e governa otto delle regioni che hanno promosso il referendum”. “Sui temi dell’energia e dell’ambiente ci ho messo molto del mio. Ormai sono abituato a veder buttare alle ortiche il lavoro fatto, come sulle liberalizzazioni. Ma mi preoccupo del futuro”. “Dopo vent’anni di lavoro su questi temi siamo tornati a un dibattito vecchio, che richiama i peggiori istinti. E su un quesito proposto dai nostri! Ma come si fa a questo punto a dire alla gente di stare a casa?”