Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, ospite della trasmissione “Agorà” su Raitre, ha detto che l’oleodotto di Tempa Rossa “non è strategico”. Emiliano ha spiegato che “La legge prevede che se si deve realizzare un’opera pericolosa il territorio, la Regione Puglia in questo caso, deve acquisire quei versamenti di denaro da parte di chi deve realizzare un’opera privata, come Tempa Rossa, da destinare a tutela dell’ambiente in caso di incidente ambientale rilevante.
Questo perché Tempa Rossa non è un’opera pubblica, è un’opera privata. Se il privato deve passare sul mio territorio deve pagare, è ovvio, lo prevede la legge. Inoltre non ha nessun valore strategico perché il petrolio, che viene imbarcato sulle petroliere a Taranto, non è utilizzato dall’Italia, va in Turchia. Quindi è un impianto non strategico”. Riferendosi al progetto energetico che coinvolge Puglia e Basilicata, Emiliano ha dichiarato: “Sia Total che la Shell dovranno tirare fuori i soldi delle compensazioni ambientali che servano a Taranto se vorranno realizzare l’oleodotto Tempa Rossa. Soldi che servono per la bonifica di Taranto”.
Un emendamento frega Puglia
Riferendosi poi all’emendamento su Tempa Rossa, Emiliano ha affermato che “si è svelato” che lo stesso emendamento “non aveva la funzione di rendere più facile la costruzione dell’oleodotto da Viggiano a Taranto quanto quello di evitare che Shell e Total dovessero trattare con la Puglia le cosiddette compensazioni ambientali. Per decine e decine di milioni di euro. Un emendamento frega Puglia”. A proposito della polemica con i magistrati, il governatore della Puglia ha affermato: “Le prescrizioni le ha abbassate Berlusconi, ma ho l’impressione che fossero contenti tutti quanti. Basterebbe bloccare le prescrizioni dei processi in corso, cioè considerare interrotto definitivamente il termine della prescrizione e lo si può fare con un decreto. Il Consiglio dei ministri può farlo domani mattina”. E ha precisato: “Se Renzi vuole avere sentenze definitive può intervenire immediatamente con un decreto per salvare i processi in corso. I politici non devono parlare, devono fare atti e devono prendere decisioni. Se si vuole aiutare i magistrati, lo si può fare possibilmente non quando un tuo ministro si deve dimettere per uno scandalo gravissimo, ma quando i magistrati devono affrontare in generale i tanti problemi che hanno, come ad esempio quelli di organizzazione e organico”.
In merito al referendum del prossimo 17 aprile, Michele Emiliano ha detto: “Questa campagna referendaria avviene in un contesto nel quale il governo ha fatto di tutto per affossarla.
Ha fissato la data del 17 aprile, non l’ha accorpata alle amministrative, ha dato la colpa ai promotori di aver speso i soldi del referendum, cosa non vera”. Il governatore ha ricordato che “questa estate, con altri presidenti di Regione andammo al Mise, ricevuti da un sottosegretario, per chiedere di scongiurare le ricerche di petrolio nelle 12 miglia, che invece sarebbero state rese possibili dalle nuove norme”.
Al Mise ci hanno sempre detto di no
Emiliano ha rilevato che “Quella era una istanza che rappresentava la posizione di intere popolazioni. Lo abbiamo spiegato al governo, abbiamo chiesto una riunione istituzionale e tecnica, ma ci hanno sempre detto di no. E ha rimarcato: “Solo grazie al referendum il governo ha fatto alcuni passi indietro. La sordità ci ha obbligato a scegliere il referendum”.
Anche l’esponente della minoranza Pd, il lucano Roberto Speranza, ha fatto sapere che domenica andrà a votare e voterà sì al referendum sulle trivelle, dicendo: “Io personalmente ho scelto di andare a votare e votare sì”. Speranza si è detto convinto che il premier Matteo Renzi sulla consultazione abbia usato “parole eccessive per un presidente del consiglio”. E ha sottolineato come il referendum sia “un’occasione per aprire all’energia verde: abbiamo bisogno di meno fossile e più rinnovabili”.