Il giorno dopo il via libera alla legge sulle Unioni civili, in cui non è stata affrontata la questione della stepchild adoption, la deputata del Pd, Michela Marzano, come preannunciato in febbraio e confermato alla vigilia del voto decisivo, con una lettera al capogruppo Ettore Rosato, ha annunciato ufficialmente le sue dimissioni dal partito.
Una legge che nasce “vecchia”
“Una legge che è senz’altro un passo avanti importante, ma che nasce “vecchia” e che non rispetta pienamente la dignità e l’uguaglianza delle persone omosessuali”, l’ha definita Marzano.
La deputata resterà in Parlamento nel gruppo misto, per seguire due progetti avviati. Una scelta, quella della filosofa prestata alla politica e docente universitaria alla Sorbona, dove insegna filosofia morale, dettata proprio dal voto di ieri sulle unioni civili. La stessa lettera, nella quale ha spiegato le motivazioni della sua scelta, ripetute in un’intervista a “L’Espresso”, pubblicata anche sul sito di “La Repubblica”, Marzano l’ha postata su Facebook.
La deputata si è detta consapevole che il suo insegnamento abbia inciso sulla sua scelta e convinta che il Pd abbia tradito la promessa fatta ai suoi elettori e a chi aspettava da quasi trent’anni questa legge. E durante le dichiarazioni di voto alla legge ha infatti chiesto scusa alle persone lgbt.
Marzano: “Ho chiesto scusa”
Marzano ha spiegato: “Ho votato sì”, “ma ho chiesto anche scusa perché, quello che stavamo per votare, non era ciò che avevamo promesso, detto, assicurato alle persone”. “Ho chiesto scusa perché per mesi è stato detto alle persone lgbt: “noi porteremo avanti questo progetto nella sua interezza, perché se non lo approviamo così introduciamo una discriminazione”. E poi invece si è votata una legge che non parla di famiglie ma di “formazioni sociali specifiche” e non prevede l’adozione del figlio del partner”. Secondo la deputata, infatti, “la politica, con l’abitudine di promettere ciò che non può mantenere, contribuisce alla crisi della politica stessa”. Per Marzano “il Pd e il governo avrebbero dovuto dire chiaramente cosa si sarebbe potuto fare, senza prima fare campagna per una legge che si diceva “già compromesso” e poi, adesso, vendere un compromesso ancora più basso come un fatto epocale”.
“Non me la sento di non essere coerente con me stessa”
Nella missiva si legge: “Sui temi dei diritti e dell’etica ho sempre detto e difeso gli stessi valori e gli stessi principi. E non me la sento, oggi, di non essere coerente con me stessa e con le mie battaglie per opportunità politica”. “Lo so che, sulle unioni civili, non si poteva forse fare diversamente e considero che sia importante per l’Italia avere finalmente una norma che garantisca e protegga le persone omosessuali. Aver però eliminato ogni riferimento a “famiglia” e “familiare”, parlando delle unioni civili come una semplice “specifica formazione sociale”, e aver stralciato la “stepchild adoption” rappresentano un vulnus per me difficile non solo da accettare, ma anche da giustificare pubblicamente”.
La deputata ha garantito che nel gruppo misto “Lavorerò perché non rimanga promessa non mantenuta anche la riforma delle adozioni e infatti ho presentato una proposta di riforma che cambia l’articolo 6 della legge che oggi limita le adozioni alle sole coppie eterosessuali sposate da almeno tre anni: devono poter invece adottare tutte le coppie, anche omosessuali, e i single”. Marzano ha depositato anche un suo testo sul testamento biologico che è ora in mano alla commissione Affari sociali. Finita la legislatura, si concluderà anche il suo impegno politico.
Rosato: “Una legge che mi sento di difendere fino in fondo”
Il presidente dei deputati dem, Ettore Rosato, ha commentato l’addio di Marzano: “Mi spiace per Michela. In questi anni ha dato un contributo prezioso al dibattito interno al gruppo e poi in Aula. Anche sulle unioni civili però sono convinto che abbiamo fatto un lavoro prezioso e utile a migliaia di persone. Una legge di contenuti e principi che mi sento di difendere fino in fondo”.
Salutata come una svolta “storica” da parte di Renzi, il premier, il giorno dopo il via libera della Camera, ha continuato a difendere con forza la legge sulle Unioni Civili, ospite della trasmissione televisiva “Porta a Porta”. Il presidente del Consiglio ha detto: “L’atteggiamento negativo di parte della gerarchia e di parte del mondo cattolico era ovviamente atteso. Io sono cattolico ma faccio politica da laico: ho giurato sulla Costituzione e non sul Vangelo. Ma ho rispetto di tutti e conoscendo il mio mondo sapevo che le polemiche ci sarebbero state. E’ assolutamente rispettabile che ci sia chi non è d’accordo”.
Renzi: “La legge è equilibrata, di compromesso”
E ha aggiunto: “Ogni volta sui diritti delle coppie dello stesso sesso si è fatta una legge che diventava un bellissimo oggetto di discussione elettorale ma non materia. E invece adesso finalmente le cose si fanno. La legge è equilibrata, di compromesso, non tutti possono esultare. E’ una festa per tutti? No perché molti dicono non ci sono pieni diritti, altri dicono che è stato fatto troppo. Però adesso è realtà, prima si chiacchierava e basta”. In trasmissione Renzi ha rivendicato anche la decisione di porre la fiducia sulla legge, affermando: “Serve per verificare se si può andare più veloce in Parlamento ma anche un rischio: significa dire su questa cosa mi gioco la faccia del governo, perché se non funziona vado a casa”.
Boeri: “L’impatto sui conti è sostenibile”
Tra le nuove norme della legge sulle unioni civili c’è anche la reversibilità delle pensioni per le coppie gay. Ma il presidente dell’Inps, Tito Boeri, ha rassicurato: “C’è un impatto sui conti, ed è inevitabile che ci sia, ma è nell’ordine di qualche centinaio di milioni di euro ed è quindi sostenibile”. “Abbiamo fornito alcuni elementi di valutazione alla commissione parlamentare ed i costi non si sono rivelati così elevati. Sono sostenibili. Ci siamo infatti allineati all’esperienza tedesca, perché la legislazione tedesca era simile a quella italiana”.
Intanto Lega, Fi, Idea, parte di Area Popolare, Fratelli d’Italia stanno presentando una serie di iniziative per l’indizione di un referendum abrogativo in materia di unioni civili. La decisione è venuta dai parlamentari Eugenia Roccella, Gaetano Quagliariello e Carlo Giovanardi di Idea, Maurizio Gasparri e Lucio Malan di Forza Italia, Gian Marco Centinaio e Nicola Molteni della Lega, Francesco Bruni e Lucio Tarquinio dei Conservatori e Riformisti, Fabio Rampelli ed Edmondo Cirielli di Fratelli d’Italia, Gian Luigi Gigli e Mario Sberna di Ds-Cd, Guglielmo Vaccaro di Italia Unica e il presidente della Commissione Lavoro del Senato Maurizio Sacconi.
Deputati e senatori hanno chiesto un referendum abrogativo
In una conferenza stampa a Montecitorio deputati e senatori hanno annunciato la nascita di un comitato presieduto da Eugenia Roccella, già portavoce del primo Family day, per la richiesta di referendum abrogativo sulla parte del ddl che disciplina le unioni civili qualora il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a cui spetta l’ultima parola, decida di promulgare la legge.
Il leader della Lega, Matteo Salvini, ha ribadito da Bari l’invito a non rispettare la legge sulle unioni civili approvata ieri. Salvini ha spiegato che si tratta di “Una legge fatta male oltretutto tanti avvocati dicono che porterà problemi e truffe in sede di separazione, litigi e questioni economiche, che discrimina le coppie eterosessuali sulla reversibilità, che apre le porte alle adozioni gay. Quindi io invito, al di là del partito, qualunque amministratore locale a seguire la sua coscienza e se ritiene sbagliata questa legge a non applicarla”.
A cura di Roberta d’Eramo