Oggi si celebra la giornata mondiale contro l’omofobia ma nonostante gli inviti giunti da più parti la legge per contrastare questo fenomeno è ferma in Senato da tempo.
Un report denuncia gli episodi di discriminazione
L’associazione Arcigay, per l’ occasione, ha pubblicato un report che denuncia che nell’ultimo anno gli episodi di questo tipo di discriminazione segnalati sui mass media sono stati 104. L’associazione ha spiegato che si tratta solo la punta dell’iceberg, denunciando che “Si muore ancora di omofobia”.
Per Arcigay servono leggi. Il segretario dell’associazione, Gabriele Piazzoni, ha spiegato: “La prima è quella contro l’omotransfobia, che da decenni chiediamo, in vigore in tantissimi Paesi d’Europa e del mondo e che giace immobile da oltre 300 giorni alla Commissione Giustizia del Senato. Ma servono anche azioni culturali e di welfare, per sgretolare il pregiudizio e sostenere le persone fatte bersaglio dei crimini e delle parole d’odio. Non solo a Roma, quindi, ma in tutti i luoghi istituzionali va aperta una discussione seria e concreta sulle azioni che è necessario mettere in campo.
Piazzoni: “Dobbiamo trasformare l’Italia in un Paese migliore”
Questo è l’auspicio che rinnoviamo in occasione della Giornata Internazionale e che consegniamo alle istituzioni assieme al pensiero per tutte le vittime. Anche per loro dobbiamo trasformare l’Italia in un Paese migliore”, conclude Piazzoni.
Il testo della legge sull’omofobia, che ha come prima firma quella del sottosegretario dem, Ivan Scalfarotto, approvato dalla Camera il 20 settembre 2013, e trasmesso dopo 4 giorni a Palazzo Madama, non è nel calendario dell’Aula e non procede da tempo, anche se sono stati da tempo presentati gli emendamenti. Il provvedimento introduce nel nostro ordinamento il reato di discriminazione e istigazione all’odio e alla violenza omofobica.
L’omofobia è un’aggravante
E nella legge Mancino, l’aggravante di omofobia. Temperata, pero’, dalla previsione esplicita che “non costituiscono discriminazione la libera espressione di convincimenti o opinioni riconducibili al pluralismo delle idee”, anche nel caso siano “assunte” in “organizzazioni” politiche, sindacali, culturali, religiose. La legge prevede che l’Istat faccia rilevazioni con cadenza almeno quadriennale sulle discriminazioni e sulla violenza, misurandone le caratteristiche fondamentali e individuando i soggetti più esposti al rischio.
Nella giornata mondiale contro l’omofobia il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricordato come la Costituzione garantisca “il libero sviluppo della persona nella vita di relazione”. Il Capo dello Stato ha detto: “La Giornata mondiale contro l’omofobia e la transfobia offre l’occasione di riflettere sulla centralità della dignità umana e sul diritto di ogni persona di percorrere la vita senza subire discriminazioni.
Il pieno rispetto dei diritti fondamentali
La piena realizzazione di questa libertà, che deve appartenere a tutti, indipendentemente dall’orientamento sessuale delle persone, è essenziale per la costruzione di un ordinamento che garantisca il pieno rispetto dei diritti fondamentali e costituisca un pilastro della convivenza civile, in applicazione del principio di uguaglianza sancito dall’art. 3 della Costituzione. Sulla capacità di respingere ogni forma di intolleranza si misura la maturità della nostra società.
L’intolleranza affonda infatti le sue radici nel pregiudizio e deve essere contrastata attraverso l’informazione, la conoscenza, il dialogo, il rispetto. La non accettazione delle diversità genera violenza e per questo va contrastata con determinazione. È inaccettabile che l’orientamento sessuale delle persone costituisca il pretesto per offese e aggressioni. Così come è inaccettabile che ciò determini discriminazioni sul lavoro e nelle attività economiche e sociali. Dietro queste forme di degenerazione del vivere civile vi è il rifiuto di conoscere e accettare le peculiarità di ciascuno. La Costituzione richiede, all’articolo 2, di garantire il pieno rispetto dei diritti fondamentali di ognuno, non solo come singolo ma anche nelle formazioni sociali in cui si realizza la sua personalità. E la Corte costituzionale ci ha ricordato che la realizzazione di questi diritti, non può essere condizionata dall’orientamento sessuale, perché tra i compiti della Repubblica vi è quello di garantire il libero sviluppo della persona nella vita di relazione”.
A cura di Roberta d’Eramo