Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, oggi ha lanciato la campagna “BastaUnSì”dal teatro sociale di Bergamo, dove questa mattina ha tenuto un comizio per il suo tour a favore del sì al referendum costituzionale del prossimo autunno non senza qualche contestazione degli antagonisti. Appena Renzi ha iniziato a parlare un contestatore ha urlato “Basta con la politica spettacolo!”. L’uomo è stato criticato dal pubblico mentre continuava ad urlare e accompagnato fuori dalle forze dell’ordine. Contestazioni ci sono state anche all’esterno del teatro. E’ deciso, il premier, a giocarsi il tutto per tutto sulle riforme, indispensabili per “rimettere in moto un paese che è stato troppo tempo fermo”. E ha precisato: “Non dal punto di vista imprenditoriale ma politico”.
Renzi: “L’Italia diventerà un paese più stabile”
Centomila firme e diecimila comitati entro ottobre sono l’obiettivo di Renzi. Tanto è vero che ha dichiarato: “Non voglio minimamente personalizzare la campagna” referendaria, confermando che se la riforma non passerà, lui lascerà il ruolo di premier. Renzi ha spiegato: “Se vogliono continuare con gli inciuci ne prendano uno più bravo. Loro la chiamano personalizzazione, io serietà”. “Io adoro la politica ma ci sono troppi politici in Italia”. E ha avvertito: “Se lo vinciamo, l’Italia diventerà un paese più stabile. Se lo perdiamo, vado a casa. Per serietà. Non resto aggrappato alla poltrona. Questa è personalizzazione? No. Questa è serietà”.
Poi ha spiegato che adesso si sceglie chi governa con un accordo in Parlamento “e io ne sono la dimostrazione” mentre in futuro saranno i cittadini con il loro voto a “scegliere, al posto degli inciucisti di Roma” dando la maggioranza a un solo partito. Riferendosi all’eliminazione del Senato e alla fine del bicameralismo ha aggiunto: “Volete continuare con l’Italia come è adesso o portarla nel futuro?”. Per Renzi il referendum “non è solo per i politici o per i costituzionalisti, impatta pesantemente sul futuro dell’Italia produttiva”.
Se vince il no “torneremo all’instabilità”
“Ridurre i costi e i posti della politica, semplificare il rapporto tra le Regioni e lo Stato, ridurre i tempi per le leggi e per le amministrazioni pubbliche, dare all’Italia la stabilità che hanno tutti i nostri amici e competitor internazionali: si vota su questo”. Secondo il premier se vince il no “continueremo con questo federalismo sprecone dove molte regioni buttano via i soldi europei” e “torneremo all’instabilità, ai governi che cambiano ogni anno, agli inciuci di palazzo”, mentre “se lo vinciamo, l’Italia diventerà un Paese più semplice e più stabile”. L’elenco dei vantaggi della riforma che Renzi ha elencato è lunghissimo: tagli agli stipendi dei consiglieri regionali e dei presidente di Regione, cancellazione dei rimborsi così nessuno si potrà comperare “mutande verdi” con i fondi pubblici come accaduto in Piemonte, risparmio dei 315 stipendi dei senatori in un Parlamento che adesso “è il più costoso del mondo”, competenze chiare delle Regioni che si devono occupare di far andare “bene il trasporto pubblico e la sanità” e non di energia. E procedure più snelle per le leggi con un monocameralismo di cui, ha sottolineato, parlava “direttamente Enrico Berlinguer”, alludendo alle critiche mosse dalla sinistra.
“Se non passa accadrà il paradiso terrestre degli inciuci”
Parlando della riforma costituzionale il premier ha affermato: “Se non passa il Paese va all’ingovernabilità”. “Accadrà il paradiso terrestre degli inciuci”, spiegando che senza un partito con maggioranza desso si sceglie chi governa con un accordo in Parlamento “e io ne sono la dimostrazione”, mentre in futuro saranno i cittadini con il loro voto a «scegliere, al posto degli inciucisti di Roma” dando la maggioranza a un solo partito. Renzi ha osservato che “Non è un caso che nel fronte del” No “ci siano tutti e il contrario di tutti uniti dall’esigenza di dire no, non si cambia” mettendo insieme anche “Berlusconi e Magistratura democratica” che “magari diventeranno amici”. Il premier si è detto convinto di un ampio successo dei si, trasversale agli schieramenti perchè è certo che la riforma sarà votata anche “da tantissimi elettori del Movimento 5 stelle, della Lega Nord e di Forza Italia”. E questo anche se i parlamentari di quei partiti hanno “una fifa matta di perdere le poltrone” perchè dicono “Roma ladrona, ma quando si accomodano ci stanno benissimo”. D’altronde negli ultimi anni gli esponenti della politica sono stati gli stessi, un pò come il wrestling dove tutti si picchiano ma alla fine sono sempre lì perchè “è una grande finta”.
Di Maio: “A questo gioco io non ci sto”
La risposta di Luigi Di Maio è stata immediata. Di Maio si è detto scettico sul fatto che i pentastellati possano votare Sì. Il vicepresidente della Camera, a Melfi a margine di una manifestazione elettorale a sostegno del candidato sindaco Angela Bisogno, ha detto: “Il gioco che sta facendo in questo momento Renzi, usando il referendum, è quello di coprire le amministrative che evidentemente ha paura di perdere”. E ha aggiunto: “A questo gioco io non ci sto”. Di Maio ha sfidato anche Renzi: “Matteo Renzi è il Pd che con l’ immunità salva da galera senatori come Azzolini. Il M5S non la userà mai. Ti chiedo un confronto pubblico sul tema”.
Il ministro per gli Affari Regionali, Enrico Costa, entrando nel dibattito sul referendum di ottobre ha detto: “Se non dovesse passare il referendum, credo che il governo cadrebbe”. E ha aggiunto: “Mi pare che Renzi e il governo abbiano avuto la missione di riformare il Paese”. “Sono convinto che la vittoria del No, al di là del merito, sarebbe la dichiarazione che il nostro Paese non è riformabile. Questa è la chiave di lettura”.
Scotto: “Nei regimi sono i governi a convocare i referendum”
Tra le reazioni politiche, l’intervento del presidente del gruppo Sinistra italiana alla Camera, Arturo Scotto: “Nei regimi sono i governi a convocare i referendum. Nelle democrazie liberali invece ricorrere al giudizio popolare è un diritto-dovere che sta in capo alle opposizioni. La differenza non è da poco e in questa parte di occidente funziona così. Che Renzi non abbia una grande sensibilità istituzionale ce ne eravamo accorti da tempo, ma che siano così poche le voci critiche ci preoccupa non poco. Non è questione di bon ton, ma di equilibrio democratico dei poteri. Perché i governi passano, le Costituzioni invece restano”.
Per Nicola Fratoianni, dell’esecutivo nazionale, “Renzi è arrivato a usare Enrico Berlinguer per la sua riforma costituzionale. Chissà come si sentirebbe scomodo Berlinguer a fianco a Verdini…”. Tuttavia, “battute a parte, il monocameralismo di cui parlavano Berlinguer e il Pci non è un Senato di nominati, con l’immunità parlamentare e senza competenze chiare e specifiche. Avesse voluto davvero il monocameralismo Renzi avrebbe potuto raccogliere la nostra proposta di eliminare per davvero il Senato. Invece ha eliminato solo le elezioni per il Senato, cioè solo la possibilità per i cittadini di scegliere i propri rappresentanti”.
Anm: “E’ diritto dei magistrati partecipare al dibattito sul referendum”
L’esito della riunione del Comitato direttivo centrale dell’Anm chiamato ad esprimersi sul referendum costituzionale è stato Questo: “L’Associazione nazionale magistrati ritiene di non intervenire nel merito della tematica relativa al referendum costituzionale”, ma “sull’imprescindibile ed ovvio presupposto che la Costituzione sia di tutti i cittadini rivendica il pieno diritto dei magistrati a partecipare al dibattito sul referendum, nelle forme da ciascuno ritenute opportune e compatibili con il codice etico”.
A cura di Roberta d’Eramo