Il Movimento 5 Stelle è nato nel 2009 ed è arrivato al suo picco di forza e popolarità nazionale con le elezioni politiche del 2013, ottenendo il 25,6% alla Camera.
Il M5s ha scompaginato gli schemi della politica italiana
Il suo successo è sicuramente motivato dalla capacità di suscitare nell’opinione pubblica aspettative che hanno saputo rappresentare un’alternativa credibile ai partiti. La lotta alla casta politica, la trasparenza nei confronti dei cittadini e la democrazia partecipativa sono state alla base di queste aspettative. “Vogliamo togliere i soldi alla politica, e portare dentro nuove idee e progetti concreti, nell’interesse di tutti” è stato uno dei motti più convincenti del Movimento.
Un successo, quello dei 5 Stelle, che ha scompaginato gli schemi della politica italiana, dominata negli ultimi venti anni dalla competizione fra centrodestra e centrosinistra. Il movimento ha rappresentato un’esperienza in controtendenza perché è riuscito a coinvolgere nella vita politica molte persone, anche utilizzando il web. Si è infatti creata un’area di attivisti che ha dedicato una parte del proprio tempo alla politica senza essere motivata da incentivi materiali o possibilità di carriera. La rete e le attività dei militanti a 5 Stelle hanno dimostrato come sia possibile mantenere stretti collegamenti fra cittadini, attivisti ed eletti nelle istituzioni politiche, cambiando i rapporti fra partecipazione, rappresentanza e democrazia, continuando a discutere e cercando di sperimentare nuove pratiche e forme organizzative a livello locale e regionale.
A Milano il M5S non ha mai sfondato
Tra quindici giorni, il 5 giugno, si voterà in più di 1300 comuni per l’elezione di sindaco e consiglio comunale. E se a Roma Virginia Raggi è la candidata sindaco più votata con il 30,5% di consensi, a Milano, il M5S non ha mai sfondato, né nelle elezioni comunali del 2011, né nelle europee del 2014. Ad un passo dalle amministrative, l’eredità della giunta Pisapia, dopo 20 anni di governo della destra, complici la crisi economica e quella dei partiti, tutto sommato si è ridotta a più bike e car-sharing, all’inaugurazione della linea lilla della metropolitana, alla riqualificazione di alcune aree della città e ad alcuni nuovi allacciamenti stradali.
Nessun aumento significativo nel livello dei servizi
E’ parere comune che le promesse di ascolto e partecipazione dei cittadini tanto sostenute dalla giunta uscente siano svanite in fretta e il cittadino medio non abbia neanche visto aumenti significativi nel livello dei servizi. I tagli dei trasferimenti statali non hanno aiutato e i sacrifici hanno toccato tutti i settori. Tariffe e tasse sono aumentate, nessun rilancio del sistema produttivo e l’incremento delle corse dei mezzi pubblici è stato insufficiente. Per fare cassa, poi, sono state cedute quote di Sea, la società che gestisce gli aeroporti di Linate e Malpensa. Oggi, i sondaggi sulle prossime elezioni milanesi confermano il testa a testa tra i candidati Giuseppe Sala del Pd e Stefano Parisi del centrodestra, con un distacco quasi impercettibile (Sala sarebbe in vantaggio con il 39,5%, contro il 37% di Parisi). Distante, invece, il candidato sindaco del M5s, Gianluca Corrado, fermo al 15%.
Ha aiutato il Movimento all’opposizione del sindaco Pisapia
Cronacapolitica lo ha incontrato durante la presentazione del “Bilancio Trasparente”, venerdì scorso, al Museo Fermo Immagine in via Gluck. E’ lui l’uomo del M5S per Milano scelto per sfidare i favoriti Sala e Parisi. Avvocato con la predilezione per la materia penale, Corrado si è cimentato anche nel diritto minorile, di famiglia, commerciale e assicurativo. Negli ultimi anni ha approfondito anche il diritto amministrativo ed enti locali per aiutare il Movimento all’opposizione del sindaco di centrosinistra, Giuliano Pisapia. Corrado ha supportato l’unico consigliere comunale 5 Stelle, Mattia Calise, nel destreggiarsi nelle pratiche burocratiche che nascondono i segreti della città.
Bedori: “Corrado è tagliato per fare l’attaccante”
Alle Comunarie di novembre era stato sorpassato da Patrizia Bedori (lei 74 voti, lui 65) che non ha retto alla pressione e ha fatto un passo indietro. Corrado arrivò terzo, dietro Livio Lo Verso, ritiratosi dalla competizione elettorale e dal Movimento poche settimane dopo la presentazione della sua candidatura. Sul nome di Gianluca Corrado fu quindi chiesto, con nuove primarie solo confermative, l’apprezzamento dei 5 Stelle certificati di Milano per decidere se confermare Corrado come candidato sindaco di Milano. Secondo i dati forniti dal Movimento, alle nuove primarie parteciparono 876 iscritti certificati milanesi, di cui 634 (il 72%) votarono in suo favore. Dopo il risultato del referendum Bedori dichiarò: “Corrado è tagliato per fare l’attaccante, io no, preferisco la vita da mediano. E oggi sono tanto felice”. Nato a Messina e cresciuto a Lipari, il candidato sindaco si è trasferito a Bologna e poi a Milano. Prima con qualche dubbio, poi, con il passare del tempo, con sempre maggiore convinzione Corrado si è impegnato in maniera crescente, lasciandosi coinvolgere nei gruppi milanesi.
Lei conosce molto bene i problemi di Milano ed è già addentro alle questioni comunali. Cosa differenzia l’approccio amministrativo del M5s da quello degli altri partiti?
“Che ci siano delle differenze fondamentali tra il Movimento e i partiti è un dato di fatto. Queste differenze più andiamo avanti meno si percepiscono sotto il profilo delle parole perchè i partiti si stanno adattando. Già il programma di Pisapia del 2011 è stato un programma molto vicino alla nostra visione, si parlava di partecipazione, di trasparenza, di tante cose che rientrano nel nostro DNA. La differenza è che quei principi, che dovrebbero essere applicati quotidianamente, sono stati solo enunciati e in realtà non c’è mai stata l’intenzione di metterli in atto. Voglio fare un esempio concreto, al di là delle parole. Venerdì scorso noi abbiamo presentato il bilancio trasparente.
Dal 2012 la giunta Pisapia ha smesso di aggiornare i database interni
Si tratta di un software, di un sito web, nel quale abbiamo inserito tutti i dati del bilancio 2015 in maniera tale da renderlo fruibile ai cittadini. Per fare un esempio inserendo la voce Expo è possibile avere l’elenco di tutte le entrate finanziarie e le uscite relative a quella parola ricercata. In questo modo verremo a sapere che nel 2015 ci sono stati 250 milioni di euro circa di spese relative ad Expo e avremo il resoconto di tutte le relative delibere. Fin qui tutto bene. Se non fosse che dal 2012 la giunta Pisapia ha smesso di aggiornare i database interni contenenti le delibere di giunta. Questo significa non solo che le delibere non sono più fruibili ai cittadini, perchè vengono pubblicate per 15 giorni all’albo pretorio dopodichè scompaiono e non si trovano più da nessuna parte. Ma che non sono neanche più accessibili direttamente ai consiglieri, i quali sono costretti, se hanno bisogno di reperire una delibera dell’anno precedente, per capire a chi sono andate delle somme o quali sono state le scelte attuate in determinate materie, ad accedere agli atti interni. Questo rende praticamente impossibile il controllo sull’operato della giunta. E qui sta una delle differenze fondamentali dell’approccio amministrativo dei partiti rispetto a quello del Movimento”.
Sta denunciando il fatto che dietro a questocomportamento ci siano intenzioni speculative?
“Non solo. Dico che c’è un problema fondamentale, che riguarda sia la futura eventuale giunta di centro-sinistra, che la futura eventuale giunta di centro-destra, al di là delle mere enunciazioni di programma, che sono veramente similari. Dico che c’è un problema di bilancio. Mi spiego. Noi sappiamo perfettamente che sia per diminuzione di conferimenti statali, che per ragioni comunque di gestione dei soldi di questi anni, il prossimo sindaco di Milano avrà grossissimi problemi, almeno nei primi anni, a far tornare i conti.
I partiti vogliono vendere le partecipate
La soluzione dei partiti a questo grosso problema, come già annunciato, è vendere le partecipate. Stiamo parlando di 2-3 miliardi di euro di quote di proprietà del comune di Milano in partecipate strategiche. Mi riferisco ad aeroporti, trasporti in genere, energia, ecc. I partiti vorrebbero cederli per monetizzare questi 2-3 miliardi da utilizzare per finanziare l’attività politica di questi anni. E si giustificano dicendo che le partecipate sono luoghi dove comunque vengono posizionate persone che vengono utilizzate per “ragioni non positive”, ammettendo che i politici utilizzano le partecipate per questo. Considerazioni che comunque vanno dimostrate e viste caso per caso”.
Voi come gestireste il problema delle partecipate?
“E’ evidente che le partecipazioni non vadano dismesse ma gestite in altro modo. Dismettere le partecipazioni, infatti, significa sottrarre al comune di Milano, e quindi ai cittadini, un patrimonio di svariati miliardi di euro. Ma soprattutto significa perderne il controllo e quindi la possibilità di incidere su quelle politiche. E’ evidente che non avendo le partecipazioni, qualunque input si volesse imprimere dall’alto non si avrebbe la possibilità di sbilanciarsi in alcun modo. Non solo. C’è anche un altro aspetto che è quello dei dividendi. Torno a spiegarmi. Quest’anno il comune di Milano è andato a 0, quindi a bilancio, così come doveva essere.
Gli incassi dalle partecipate variano dai 70 ai 150 mln
La verità è che è riuscito ad ottenere un pareggio di bilancio solo grazie ai dividendi incassati dalle partecipate. Queste somme variano, anno per anno, dai 70 ai 150 milioni di euro, quindi si tratta di cifre ingentissime. Vendendo le partecipate non solo si va a perdere quel patrimonio. Ma in un paio di anni nel 2019, 2020, 2021, realizzati i progetti che si intende portare a termine, quando finiranno questi soldi, il comune di Milano si troverà di nuovo con un buco che non potrà più coprire, mancheranno cioè quei circa cento milioni di euro l’anno derivanti dalle partecipate. Come si risolverà il problema? Si dovrà risparmiare attuando una seria Spending Review del sistema? Aumentando ancora le tasse? Sembra irrealistico anche solo pensarlo. Allora la soluzione sarà tagliare i servizi limitando i cittadini, servizi che già sono a livelli assolutamente inaccettabili. Questa è la via che vogliono seguire sia il centro-sinistra che il centro-destra, in maniera indifferente”.
E voi, invece, cosa pensate debba esser fatto?
“Noi pensiamo, per esempio, che debba essere valorizzato il patrimonio immobiliare di Milano. E abbiamo denunciato che sono 204 milioni di euro i soldi di canoni di locazione che non sono stati incassati dalla giunta Pisapia dal 2011 al 2016. Circa il 45% di questa somma è relativo ad immobili commerciali. Invece per circa 100, 105 milioni di euro, dobbiamo verificare, caso per caso, il motivo del mancato pagamento. Magari si tratta di locatari incolpevoli o di case popolari. E comunque anche tra i locatari di case popolari ci sono tantissimi decaduti, cioè tantissime persone che hanno perso il diritto perchè hanno dei redditi più alti di quelli previsti dalle leggi eppure continuano ad occupare queste case. Ma sugli immobili commerciali non ci sono scusanti. Si tratta di 70-80 milioni di euro non incassati, senza una ragione.
Il comune non ha neanche consegnato le lettere di messa in mora
Sul territorio ci sono ristoranti, bar, negozi che operano in regime di concorrenza sleale rispetto agli altri esercenti perchè comunque non pagano l’affitto, che, anche se non ingentissimo, è un vantaggio sostanzioso nell’economia di un locale. Il comune di Milano non ha neanche consegnato le lettere di messa in mora. Quando abbiamo denunciato alla camera questa vicenda con una conferenza stampa, alcuni rappresentanti del comune di Milano allora hanno chiesto: ma perchè esigere il pagamento del canone solo degli ultimi 5 anni? Esigiamolo degli ultimi 10. Questo è impossibile perchè esiste la prescrizione. Ma è ovvio che se l’amministrazione non manda le lettere di messa in mora, perdiamo qualunque diritto di recuperare gli affitti di 7 anni fa, perdendo dei soldi. Tutto questo ovviamente non è più accettabile. Si tratta di risorse importanti che comunque, se rimesse a regime, possono consentire o di migliorare i servizi o di limitare le tasse. E questa è sicuramente una delle prime cose che dobbiamo fare”.
Lei ha aiutato il Movimento all’opposizione della giunta Pisapia, fornendo pareri legali. Come giudica il ricorso alla maggiorazione della tassazione operato da quella giunta?
“La tassazione della giunta Pisapia, al di là di ciò che i politici dicono, ha attaccato quelle parti della società che non avrebbero dovute essere attaccate per nessun motivo. Parlo della mini e la micro impresa. I piccolissimi imprenditori sono quei soggetti che con le loro botteghe sono e devono essere il primo profilo del territorio contro il degrado e l’illegalità. Perchè più botteghe ci sono nelle vie, più gente circola nelle vie e meno degrado si crea in tutti i quartieri, soprattutto periferici. Si tratta di soggetti che in questo momento, a causa della concorrenza spietata della grande distribuzione organizzata delle multinazionali, si trovano in una situazione quasi insuperabile per la prosecuzione della loro attività. La giunta Pisapia ha aumentato in maniera mostruosa i costi per l’occupazione del suolo pubblico, per l’esposizione delle insegne, la spazzatura, ecc.. E’ evidente che un’amministrazione oculata non può attaccare quelle categorie, funzionali all’attività e al buon vivere di una città”.
Avrà sicuramente altre critiche da muovere al sindaco Pisapia sulla gestione della macchina comunale…
“Penso alle assunzioni negli assessorati, tra le 60 e le 70. Tutti soggetti esterni, professionalità che invece potevano essere trovate anche all’interno dell’amministrazione. Ci sono 12 assessorati. Posso capire che ogni assessorato abbia bisogno di componenti specifici, posso capire che si assumano un massimo di due persone per assessorato, ma assumerne 70-75, e quindi accollare costi extra al comune di Milano per 5 anni non ha alcun senso. Anche perchè, così facendo, non vengono valorizzate le competenze interne, diminuendo l’efficienza dell’organico comunale che non è più incentivato.
Un assessorato “Per la legalità e la Pubblica Amministrazione”
In questo senso noi abbiamo ipotizzato la costituzione di un assessorato che chiameremo “Per la legalità, il buon andamento, l’imparzialità e la Pubblica Amministrazione” con varie mansioni. Nel primo anno della nostra eventuale giunta questo assessorato dovrà valutare tutti i procedimenti che vengono utilizzati dalla macchina comunale per rapportarsi col cittadino, dalle pratiche edilizie a quelle occupazioni al suolo pubblico e così via, semplificare tutte le procedure, nel contempo unificare tutti i database, in maniera tale che non accada più che un cittadino si trovi costretto a ritirare un documento in un ufficio per consegnarlo in un altro. E’ inconcepibile. Il comune deve avere tutti i database sincronizzati in rete. E nel momento in cui un cittadino fa una determinata richiesta è l’amministrazione stessa che, avendo tutti i documenti già in suo possesso, deve assolverla.
Gli impiegati potranno essere utilizzati in altri servizi
Questo consentirà di diminuire anche il numero degli impiegati in determinati servizi che invece potranno essere utilizzati in altri consentendo una maggiore efficienza. Più si usa la rete, la tecnologia, più si digitalizza, meno persone saranno impiegate per svolgere compiti burocratici. Questo assessorato, oltre a determinare tutte le procedure, nel primo anno, dovrà determinare degli indicatori, cioè in sostanza capire per ogni ufficio, quanto tempo sia necessario per svolgere in maniera corretta ogni singolo tipo di procedimento. In questo modo automaticamente verrà eliminato anche qualunque possibilità di favoritismi e inefficienze. Non ci potrà più essere la pratica dell’Ingegner X per il cui adempimento occorreranno 3 giorni, rispetto a quella dell’Ingegner Y per cui ne occorreranno 50, perchè tutte le pratiche dovranno essere svolte nello stesso numero di giorni. E soprattutto, nel momento in cui ci si renderà conto che un ufficio non rispetta questi indicatori, mentre un altro si, allora si potrà agire direttamente sul problema, per capire il motivo del mancato funzionamento di un servizio. Insomma potremo contare su dei dati oggettivi. Nei 4 anni successivi, poi, l’assessorato si dovrà occupare di determinare e verificare questi indicatori, ma anche, per esempio, di operare in coordinamento con l’anticorruzione, l’antimafia o la commissione consiliare. Questa è la nostra visione del funzionamento della macchina burocratica”.
Quali sono le priorità del vostro programma?
“Nel nostro programma al primo posto abbiamo messo la tutela della salute, che secondo noi è estremamente importante. A Milano abbiamo 5500 morti ogni anno per inquinamento atmosferico. I dati ci dicono che delle polveri sottili più o meno il 35% vengono dall’esterno dalle filiere industriali, problema che abbiamo difficoltà a risolvere. L’altro 65% viene per più o meno un 35-40% dalle automobili e per il resto dai riscaldamenti e dal mancato efficientamento degli immobili. Dunque se parliamo di tutela della salute dobbiamo lavorare su problemi di urbanistica, in termini di mobilità ed in termini di efficientamento energetico. In questo senso il primo problema sono gli scali ferroviari, che si vogliono cementificare al 65%. A Milano abbiamo 400.000 abitazioni sfitte in questo momento perchè secondo le valutazioni della giunta Moratti, ad oggi a Milano dovrebbero risiedere 1.800.000 abitanti mentre siamo meno di 1.400.000. Dunque ipotizzare di utilizzare nuovo suolo per costruire non è oggettivamente accettabile. Inoltre insistono sul territorio decine e decine di scheletri industriali lascito dei fallimenti edilizi, a partire dal gruppo Ligresti, dagli anni ’80 in poi, e se proprio vi fosse la necessità di costruire potrebbero essere utilizzati quelli evitando di consumare suolo e migliorando il degrado che avvilisce città, magari con degli accordi coi curatori fallimentari.
Almeno il 70-75% del suolo destinato a parchi attrezzati
L’amministrazione deve operare in modo che almeno il 70-75% del suolo non cementificato sia destinato a grandi parchi attrezzati. E ci sono degli strumenti giuridici che consentono all’amministrazione di alzare la voce. Si può pensare a dei polmoni verdi, ma non solo, questo spazi possono diventare dei nuovi luoghi di aggregazione, dei luoghi dove creare degli spazi eco-walking, dove far rinascere l’arte, la cultura, l’artigianato, dove organizzare fiere cittadine, marketing territoriale, luoghi nei quali i milanesi possano tornare a vivere e ad incontrarsi. E questo potrebbe essere un ottimo modo per ricollegare il centro alle periferie e rivitalizzarle. Molti costruttori con la crisi hanno ritenuto non economico costruire oltre nicchia e quindi hanno realizzato quartieri dormitorio senza fornire i servizi necessari e generando situazioni di disagio e un gran degrado e comunque tutti i piani di intervento integrati, tutte le convenzioni, alla fine si sono rivelate fallimentari.
La ZTL non è una pollution area
Il secondo punto da affrontare è la mobilità. La ZTL attualmente (comprendendo l’Area C) non è una pollution area, non serve ad abbattere le polvere sottili, è sostanzialmente una concessionaria, finalizzata a limitare un pò di traffico in zona 1. Per questo gli oltre 100 giorni di superamento dei limiti consigliati dall’OMS, peraltro limiti già molto blandi rispetto alla vera tutela della salute, sono chiaramente un indice di cosa non ha funzionato”.
Voi come intendete muovervi?
“Noi del M5S siamo l’unica forza che ha tentato un piano energetico nazionale. Prevediamo nel 2030 l’abbandono dei carburanti fossili e nel 2050 l’abbandono dei gas. E’ fattibile. L’Olanda lo farà nel 2025, abbandonando i mezzi a benzina e gasolio, quindi non c’è nessun motivo per cui a noi, 5-7-8 anni dopo di loro, non sia dato raggiungere a livello nazionale lo stesso obiettivo. Milano può essere un apripista. Noi vorremmo utilizzare questa tecnica: vorremmo asservire innanzitutto tutti i sistemi semaforici ai mezzi pubblici. Nella nostra visione della città autobus e tram si devono fermare solo per far salire e scendere le persone. Questo consentirebbe di aumentare di molto l’efficienza e la frequenza delle corse con costi ridicoli, irrisori per l’amministrazione o per l’agenzia che gestisce tutto.
L’area C accoglierà soltanto i mezzi pubblici e elettrici
Contestualmente, attorno all’attuale Area C, si dovrebbe creare una vera e propria batteria di mezzi Sharing, tutti rigorosamente elettrici. Nel momento in cui avremo implementato questo sistema, a quel punto l’area C accoglierà soltanto i mezzi pubblici, i mezzi elettrici (in sharing o privati) e per un periodo transitorio i mezzi anche inquinanti dei residenti, fino alla loro sostituzione con un mezzo ibrido da utilizzare, solo in modalità elettrica, nel centro della città per quei professionisti che devono necessariamente utilizzare l’auto. Questa è la nostra visione della mobilità.
Ovviamente si tratta di una visione a lungo periodo, riteniamo che tra 15-20 anni questo modello potrà essere esteso all’intera città. L’elettrico oggi è sicuramente evoluto ma si rende comunque necessaria una maggiore ricerca che richiede grandi investimenti. E’ necessario che anche i privati investano e questo può diventare un grande business. Ed è a questo punto che vorrei introdurre il disegno di un grande progetto. Noi vorremmo trasformare parte della piattaforma dell’Area Expo in un grande centro di ricerca contro l’inquinamento atmosferico che sviluppi tutte le applicazioni possibili delle energie alternative. Veicoli ecosostenibili, riscaldamento ecosostenibile e produzione di energia con tecnologie non inquinanti in maniera diffusa. Tutto questo vorremmo farlo con il contributo di università, centri di ricerca, ricercatori italiani ed esteri, con la nostra industria ma sopratutto anche con quella parte della nostra imprenditoria che abbia voglia di investire. Milano potrebbe diventare un nuovo centro di produzione ecosostenibile. Questo consentirebbe anche di avvicinarci a quella parte di industriali che non ci vedono sempre di buon occhio, ma che potrebbero invece trovare in un obiettivo, che è comunque ecosostenibile e salutare, una grande opportunità di business.
Il 50% e caldaie sono a gasolio
Infine, per quanto riguarda le caldaie, il 50% di queste, a Milano, sono ancora a gasolio e questa circostanza va modificata perchè si tratta solo di un problema di informazione. C’è infatti la possibilità di ricorrere ad ammortamenti statali per il 65% e poi ci sono i fondi europei. Un nostro parlamentare ha ricevuto centinaia di milioni di euro per l’efficientamento energetico degli immobili privati, ma noi non li utilizziamo solo perchè non sappiamo che esistono. Quindi tra le questioni che riteniamo fondamentali porre si aggiunge la creazione di un ufficio che possa aiutare i cittadini a muoversi fra i bandi europei”.
Il Movimento 5 Stelle avrà pure un consenso del 15% a Milano ma sicuramente una volontà di vedere riorganizzato il funzionamento della macchina comunale del 100%.
A cura di Roberta d’Eramo